La Nuova Sardegna

Il Mater Olbia vuole collaborare con le università dell’isola

Stefania Puorro
Il Mater Olbia vuole collaborare con le università dell’isola

L’appello lanciato dal rettore della Cattolica che ha visitato l’ospedale: «Puntiamo a garantire assistenza di alto livello e scommettiamo sulla ricerca»

14 dicembre 2018
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OLBIA. Ha trascorso tutta la giornata nel gigante della sanità d’eccellenza che ha appena avviato l’attività a Olbia. Si è reso conto che c’è ancora tanto lavoro da fare, ma è certo che «questo sia un progetto veramente ambizioso. Darà un contributo enorme alla sanità sarda con la sua esperienza e le sue professionalità, ma è fondamentale fare rete con i grandi specialisti che operano qui».

Anche per il professor Franco Anelli, giurista, avvocato e rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che ieri per la prima volta ha visitato il Mater Olbia, la parola chiave è sinergia. «Che auspichiamo possa esserci con le università della Sardegna». Il Gemelli, che è anche la Facoltà di Medicina della Cattolica, «non garantisce solo assistenza di altissimo livello ma punta molto sulla ricerca. E il riconoscimento del carattere scientifico Ircss per la “medicina personalizzata” e per le “biotecnologie innovative”, sono una importante conferma. Sappiamo che il nostro partner, Qatar Foundation, ha già preso contatti con le università dell’isola e siamo disposti a fare ricerca in totale collaborazione nelle attività che si individueranno».

A chi, ancora oggi, crede che il Mater Olbia possa affossare gli altri ospedali dell’isola, il rettore dice subito che «questa non è una clinica privata che fa chirurgia plastica. Stiamo parlando del Gemelli, un ospedale al servizio di tutti (come sosteneva il fondatore). E il Mater Olbia è una struttura accreditata al Sistema sanitario nazionale che consentirà anche, a chi lo vorrà, di ottenere prestazioni private. L’obiettivo principale è e resterà quello di offrire servizi sanitari di altissimo livello a tutta la popolazione». C’è di più. «Per noi - aggiunge il rettore - un valore aggiunto fondamentale è la cura della persona, a partire dal momento in cui viene accolta. È sarà un punto fermo anche al Mater Olbia».

Il professor Franco Anelli, accompagnato nel suo giro tra le corsie dal direttore generale del Mater Olbia Maurizio Guizzardi e dal direttore sanitario Marcello Acciaro, fa poi un cenno all’accordo firmato nel 2017 con Qatar Foundation. «La lunga storia di questo ospedale è stata caratterizzata da tante difficoltà, rallentamenti, intoppi. Con il nostro partner, abbiamo dovuto ripensare e riorganizzare il Mater Olbia e, in poco tempo, siamo riusciti a farlo partire. Credo che sia fondamentale aver avviato l’attività. Non è detto, infatti, che la soluzione migliore sia quella di mettere in moto una macchina perfetta. Alla perfezione si deve arrivare gradualmente».

Il rettore sottolinea continuamente il valore dei medici sardi. «Saranno loro, soprattutto, a dover lavorare al Mater Olbia. Il Gemelli porterà in Sardegna un bagaglio di esperienza che arriva anche dai suoi grandi numeri: a partire dagli oltre 100mila ricoveri l’anno. Ma quello che conta è far emergere le competenze e le capacità in loco, tirando fuori i talenti dalle persone che in questa terra sono ben radicate». E proprio per uno dei tanti talenti sardi che hanno trascorso anni lontano dall’isola, si avvicina ora il momento del ritorno.

Si tratta di Giovanni Delogu, 47 anni, di Siligo, professore associato e ricercatore all’istituto di Microbiologia del Policlinico Gemelli-Università Cattolica del Sacro Cuore. Laureato a 23 anni in Scienze biologiche a Sassari, si è poi specializzato con il maestro sassarese Giovanni Fadda. Quindi un'esperienza a Washington e poi a Roma. Una breve tappa a Olbia, ieri, anche per lui. È qui che si stabilirà perché entrerà nella squadra del Mater «e -dice col sorriso - ne sono felicissimo». Ancora da definire il suo ruolo.

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