La Nuova Sardegna

La morte di Manuel Careddu, ultime verità dall’autopsia

di Enrico Carta
Manuel Careddu
Manuel Careddu

Attesi entro venerdì gli esiti degli accertamenti compiuti dal medico legale. La zia paterna Loredana scrive alla Nuova: «Basta accuse, vogliamo giustizia»

15 dicembre 2018
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MACOMER. Dopo la pubblicazione del racconto-verità “Il ragazzo del lago”, dedicato all’omicidio di Manuel Careddu, il diciottenne di Macomer ucciso l’11 settembre, abbiamo ricevuto dalla zia una lettera. Loredana Careddu, sorella di Corrado, il padre di Manuel, racconta dal suo punto di vista il rapporto tra il ragazzo e il genitore. Nella lettera alla Nuova intende chiarire alcuni aspetti rispetto a quanto riportato nella nostra ricostruzione. Il testo è riportato accanto.

Intanto ci si concentra nuovamente sulle indagini perché stanno per arrivare giorni di nuove verità. A breve si conoscerà l’esito dell’autopsia ovvero i fotogrammi di una morte dentro un freddo e burocratico linguaggio medico. Com’è stato ucciso Manuel Careddu? Che sia stato massacrato a colpi di pala e piccozza non lo dicono solo le confessioni dei ragazzi in carcere per l’omicidio dell’11 settembre sulle sponde del lago Omodeo. L’ha confermato anche il primo responso dato dal medico legale Roberto Testi alla procura della Repubblica di Oristano che segue il caso con il procuratore capo Ezio Domenico Basso e il sostituto procuratore Andrea Chelo. Nei processi servono certezze anche di carattere scientifico e così la procura aveva affidato all’esperto medico legale che si era occupato anche dei delitti di Garlasco e di Cogne l’autopsia sul corpo del ragazzo. La prossima settimana scadono i 60 giorni che Testi aveva chiesto per poter esporre i risultati della sua analisi su Manuel all’ospedale San Martino di Oristano. Non ci sono avvisaglie di richieste di proroga, per cui entro venerdì si dovrebbe avere un primo responso certo anche nell’ambito dei numerosi accertamenti tecnici affidati a vari periti. Il responso dell’autopsia farà capire quale sia stato il grado di ferocia di chi ha ammazzato Manuel per il debito di droga e poi perché – qui si entra in aspetti processuali più tecnici, ma certo non secondari per la difesa affidata agli avvocati Gianfranco Siuni, Aurelio Schintu, Giancarlo Frongia, Emanuele Tuscano e Francesco Campanelli – permetterà anche di capire quante siano state le mani che si sono accanite contro di lui, definendo in maniera più netta i ruoli dei tre ragazzi presenti nel luogo e nel momento in cui è stato ucciso Manuel. Al lago, mentre la diciassettenne G.C., era rimasta nell’auto con la microspia, erano scesi dalla macchina sia Christian Fodde che l’altro minorenne, C.N., mentre Riccardo Carta li attendeva al lago. Il quinto ragazzo, Matteo Satta, era invece rimasto in paese a custodire i telefonini del gruppo, tenendoli così lontani dal luogo dell’esecuzione per creare un alibi. Nicola Caboni, accusato di aver aiutato Christian Fodde a far sparire il corpo, è accusato esclusivamente di soppressione di cadavere.



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