La Nuova Sardegna

Ma Tola se ne va: deriva populista e xenofoba

Ma Tola se ne va: deriva populista e xenofoba

Il sindaco di Posada lascia i sardisti dopo 33 anni: guardo al Pds e spero in un’alleanza con Zedda

17 dicembre 2018
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SASSARI. Un altro pezzo del Psd’Az sbatte la porta. Dopo oltre trent’anni Roberto Tola, sindaco di Posada, già vicepresidente del partito ai tempi della segreteria di Giacomo Sanna, lascia il partito. Un addio che trova origine nel patto di ferro con la Lega di Salvini. «Una deriva populista, lepenista e xenofoba». Già prima delle politiche Tola si era schierato contro l’alleanza sardo-padana, ma ora, alla vigilia delle regionali che vedono proprio il segretario sardista candidato a governatore, ha deciso di compiere lo strappo. «È arrivato il momento di lasciare il Psd’Az – scrive nella lettera indirizzata a Solinas e Moro –. Dopo 33 anni di tessera e militanza non esistono più le condizioni per continuare a militare nel partito sardo. Un partito ormai completamente appiattito e succube delle posizioni della Lega di Salvini. Non mi riconosco più nell’attuale linea politica, agli antipodi rispetto agli ideali storici del Partito sardo d’Azione». Tola elenca tutti i fattori che lo hanno portato a dire addio al partito di cui è stato anche segretario provinciale a Nuoro. «Il commissariamento delle Federazioni, l’alleanza con Salvini, l’espulsione dei dissidenti e da ultimo, la delegazione del Psd’Az, con il segretario Solinas in prima linea e con le bandiere dei 4 mori, che acclamano Salvini in piazza del Popolo a Roma – scrive ancora nella lettera d’addio –. Nella storia del Partito sardo d’Azione, non si era mai visto un così totale appiattimento alle ideologie di un partito italiano che, tra l’altro, lavora ad aumentare il divario tra nord e sud, tra ricchi e poveri».

Il sindaco di Posada ammette che «molti errori sono stati commessi e in cento anni di storia sfido chiunque a non compiere passi falsi, ma questa ultima dirigenza – sottolinea – ha commesso errori imperdonabili non solo per i militanti, ma per l'intero popolo sardo, per il quale il sardismo costituisce un patrimonio culturale identitario fortissimo, al pari della bandiera e della lingua. Vado via con l’amarezza di non essere riuscito a evitare al partito questa deriva populista, lepenista e xenofoba». Non manca l’attacco all’attuale vertice, a suo dire composto quasi esclusivamente da sardisti della seconda o della terza ora. «Un partito che promuove a dirigenti, persone arrivate da esperienze politiche diverse, che non colgono la differenza tra autonomia e indipendenza, tra Regione Sardegna e Nazione Sarda, un partito che ha perso la bussola della storia e ha tradito gli ideali su cui è stato fondato. Compio questo passo dopo anni di passione e militanza politica, provato e amareggiato, ma conscio del fatto che non sia io a tradire il partito ma sia stato il partito a tradire me e i miei ideali».

L’addio di Roberto Tola arriva a poche ore da quelli di Angelo Carta, ex sindaco di Dorgali e capogruppo del partito nell’ultima legislatura in Consiglio regionale, e Giovanni Columbu, regista affermato, già presidente del partito, figlio di Michele, esponente di spicco del Psd’Az per tutto il Novecento. I due hanno aderito al movimento dei Sardi Liberi a cui hanno dato vita insieme a Unidos e Progres, che presenterà un suo candidato governatore. Tola, invece, dichiara di guardare con attenzione quanto accade nel Partito dei sardi di Paolo Maninchedda. «Tifo per un’alleanza con i Progressisti guidati da Massimo Zedda. Sarebbe la soluzione migliore». (al.pi.)

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