La Nuova Sardegna

Austerity per garze e cerotti, famiglie in rivolta

Austerity per garze e cerotti, famiglie in rivolta

La madre di un 40enne costretto a letto: «Il servizio farmaceutico ha tagliato i materiali»

19 dicembre 2018
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SASSARI. Sarà la spending review, sarà forse un problema legato alle aziende che hanno in appalto il servizio, fatto sta che da qualche tempo il materiale necessario alla cura di pazienti allettati arriva col contagocce. Nel nord dell’isola le famiglie sono disperate. I cerotti, le garze sterili, le sacche per la nutrizione che vengono distribuite sono insufficienti per soddisfare le esigenze delle famiglie. Rita è la mamma di Giovanni Antonio, una quarantenne che dopo un brutto incidente stradale avvenuto nell’estate del 2017 è rimasto tetraplegico. Fino a maggio il figlio è stato ricoverato nei reparti di rianimazione di Sassari e Oristano, poi in neuroriabilitazione sempre a Oristano. «Un reparto all’avanguardia, con un ottimo primario e una bella equipe», racconta la donna. Da maggio Giovanni Antonio è nuovamente a casa, a Ozieri, ha fatto piccoli progressi, ma per muoversi, per nutrirsi ha sempre bisogno di qualcuno. È dunque seguito dall’Adi, l’assistenza domiciliare integrata. Anche per loro la madre ha solo parole positive. «Eccezionali, è un servizio davvero da osannare, persone straordinarie». C’è però una nota dolente, e riguarda il servizio farmaceutico. «Noi ogni settimana facciamo la richiesta per il materiale necessario alla terapia – racconta Rita –. Garze sterili, cerotti, integratori. Insomma, tutto quello che occorre per un paziente allettato. Sono stati sempre abbastanza parchi nella consegna, ma ultimamente la situazione è diventata insostenibile».

Giovanni Antonio mangia attraverso la Peg, ovvero un sistema che permette la nutrizione enterale tramite una sonda inserita direttamente nello stomaco. Un sistema che necessita di sacche ad hoc. «Me ne danno una alla settimana – racconta la donna –. La busta deve durare sette giorni. Io ogni giorno la devo lavare, uso anche l’acqua minerale, ma mi chiedo dove sia il rispetto dell’igiene, dove sia la prevenzione. È assurdo che una sacca debba essere riutilizzata per una settimana». Va un po’ meglio per le garze sterili. «Ma non si può immaginare quanti soldi abbiamo speso perché ci venivano date con il contagocce. Per non parlare degli integratori. Sono tutte cose che costano. Mio figlio riceve una pensione di accompagnamento di 790 euro, e anche io e mio marito facciamo in modo di non fargli mancare nulla. Ma sono tantissime le persone ci sono che non hanno niente. Persone che, in qualche modo, mi hanno chiesto di farmi portavoce di questa battaglia. Ne abbiamo parlato anche con l’Adi, perché la carenza di materiale è diventato un problema insormontabile per tutti noi. Tra le famiglie c’è grande solidarietà, ma non è facile andare avanti in questa situazione. E soprattutto – conclude la donna – è molto umiliante per i pazienti e per tutti noi». (al.pi.)

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