La Nuova Sardegna

Turismo, Chessa affonda la Dmo: «Un carrozzone inutile»

di Luca Rojch
L'assessore regionale al Turismo Gianni Chessa
L'assessore regionale al Turismo Gianni Chessa

L’assessore regionale: «Non voglio essere commissariato da una società in house»

01 ottobre 2019
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SASSARI. Affonda i denti del suo aratro dialettico nel velluto del tavolo politico. L’assessore Gianni Chessa all’ars oratoria preferisce quella deflaglatoria. Entra subito nel cuore delle cose, senza troppi giri di parole. «La Dmo? Non mi ha mai convinto. Non volevo creare un altro inutile carrozzone – spiega –. Né farmi commissariare da una società in house che gestiva i soldi del mio assessorato. Sento che qualcuno si scalda, ma io appena mi sono insediato, cinque mesi fa, ho detto che l’avrei cancellata. E così ho fatto».

Un passo indietro. Chessa ha confermato in una audizione in commissione a Cagliari che la Dmo non nascerà mai. La Destination manager organization era la società a capitale misto pubblico-privato che di fatto doveva essere la cabina di regia delle future decisioni sul turismo. Una sorta di cervello che univa le iniziative della Regione con le attività degli aeroporti, quelle delle strutture ricettive, e delle attività commerciali. Dopo che per anni il turismo era andato avanti senza una visione, un occhio comune sulle strategie e i mercati, si era deciso di fare una società che mettesse insieme tutti. La giunta Pigliaru ci aveva lavorato da subito con due assessori, prima con Francesco Morandi, poi, con molta più spinta realizzativa, con Barbara Argiolas. E la Dmo sembrava una eredità inevitabile. Anche perché la legge che la istituiva era stata votata in modo compatto non solo dai consiglieri di centrosinistra, ma anche da quelli di centrodestra. Gli unici astenuti, oltre al presidente Gianfranco Ganau per motivi istituzionali, i consiglieri Giuseppe Fasolino, Emilio Usula e Pierfranco Zanchetta. A favore anche l’allora consigliere Christian Solinas, Antonello Peru, Michele Cossa, Marco Tedde, Paolo Truzzu, Stefano Tunis e Alessandra Zedda.

Lo stop. Ma da subito Chessa aveva fatto capire che a lui la Dmo non piaceva. «Non è nei piani – spiega –. E non lo è mai stata. Appena mi sono insediato ho dato il via alla procedura per cancellarla. Tra le altre cose il processo per la sua creazione era già stato bloccato dall’interrogazione presentata da alcuni consiglieri del Psd’Az». Chessa non nasconde neanche la giravolta del suo partito, che nella passata legislatura aveva sostenuto la Dmo. «Le persone cambiano e lo fanno anche i contesti. E poi ricordo che è stata proprio una interrogazione del Psd’Az a bloccare l’iter».

Questioni filosofiche. Chessa spiega perché ha smontato la Dmo. «Il motivo è semplice – dice – io non mi faccio commissariare l’assessorato. Perché devo dare la metà del budget del mio assessorato a una società esterna? Lo spirito della Dmo è creare una società esterna che vive con 40 milioni di euro dati dalla Regione. La verità non la vogliono dire. Volevano creare un altro carrozzone. Una società che doveva avere almeno 16 dipendenti, un amministratore unico, un collegio dei revisori, e tutto quello che serve a una società. Mi chiedo perché farla. Io lavoro in modo eccellente con i dirigenti e il personale dell’assessorato. Mi fido di loro e credo in loro. Perché fare una società che dovrebbe fare ciò che viene già eseguito in modo eccellente in assessorato? E credo che su questo non ci possano essere proteste. Non si lamentano né gli aeroporti, né le camere di commercio che dovevano far parte del Dmo. So che protesta qualche consigliere di centrosinistra. Ma io mi chiedo perché abbiamo questo interesse a far partire la Dmo dopo che hanno chiuso aziende in house utili come l’Isola».

Il primato della politica. Chessa non crede nella attività di coordinamento della Dmo. «Sono un sostenitore del primato della politica. Sono convinto che debba essere l’assessore a decidere cosa fare e come gestire le risorse – conclude Chessa –. Forse se un giorno non avrò più voglia di lavorare mi inventerò una Dmo. Per ora lavoro 14 ore al giorno e sono soddisfatto della risposta degli uffici. Credo che i risultati si vedano».

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