La Nuova Sardegna

Rubata la cassaforte nella sede di Time in jazz

Rubata la cassaforte nella sede di Time in jazz

L’episodio denunciato da Paolo Fresu con un post ironico sui social network: «Si sono accontentati, avrebbero potuto prendere un libro o qualche bella foto»

01 ottobre 2019
3 MINUTI DI LETTURA





BERCHIDDA. Il tocco dell’artista si nota spesso dai particolari: un virtuosismo, una tonalità, un tratto, una melodia. Oppure una reazione che non t’aspetti, anche se forse avresti dovuto: Paolo Fresu, amareggiato e sorpreso per l’incursione dei ladri a “Sa Casara”, la sede di Time in jazz a Berchidda, usa lo sberleffo e l’ironia per mettere alla berlina i ladri che si sono portati via «una cassaforte con pochi spiccioli». Li invita a ritornare per portare via qualcosa di più importante. È lo stesso musicista a denunciare l’episodio, che sarebbe avvenuto la notte tra domenica e lunedì, con un post sul proprio profilo Facebook: «Speravo potessero portare via qualche bella foto di questi anni oppure un libro». Fresu fornisce una serie di suggerimenti, un elenco di cose che i “visitatori” avrebbero potuto considerare: «Magari il nostro cd antologico o un catalogo d’arte di Maria Lai e Costantino Nivola. O quello dei trent’anni prodotto da Franco Cosimo Panini Editore». Chissà se Fresu si beccherà l’accusa di “buonista” per aver reagito a un furto rammaricandosi perché i ladri non hanno portato via «il libro fotografico editato questo anno con le intense foto di Roberto Cifarelli photography, o ancora il saggio “Tanto per cambiare – Paolo Fresu, Berchidda e altre storie di economia civile” dove Enrico Parsi racconta ciò che ha vissuto lo scorso anno nei dieci giorni del festival e il ruolo della cultura nella società odierna». Che ladri deludenti: avevano tutta quella ricchezza a portata di mano e hanno portato via «solo una cassaforte». Per di più «lasciando un buco nel muro che è parte della storia latteo-casearia ed economica della nostra dinamica comunità. Una sconfitta clamorosa». L’appello di Fresu è memorabile: «Vi prego, tornate, ci sono ancora da portare via suoni, arte e buoni pensieri... e c’è da forzare la mente!». Fresu ha raccontato qualche dettaglio in più, oltre a quello che aveva postato su Facebook. «Ho scoperto stamane quando sono tornato a casa tardi che c’era stato un furto – racconta –. Mi ha avvisato il maresciallo dei carabinieri di Berchidda, grande appassionato di jazz. Sa Casara è la nostra casa, la sentiamo come tale. L’abbiamo aperta a giugno, l’abbiamo voluta fortemente come ruolo nevralgico della nostra attività. Questa estate abbiamo fatto iniziative molto seguite. È un luogo con una storia molto importante, un luogo dell’economia berchiddese, ma anche di tutta la Sardegna. Quel buco nel muro ha quasi un senso metaforico. Oltre al dispiacere evidente, che si prova quando qualcuno forza il tuo privato, si aggiunge quello per la violazione di un luogo che privato non è. Quella casa appartiene alla comunità, non solo berchiddese. È un monumento pubblico, luogo di una comunità vastissima. Non è importante il danno in sé, visto che hanno portato via veramente pochi denari, ma è la violazione di luogo di tutti. Per questo stamattina la prima reazione è stata quella di invitare i ladri a tornare per prendere qualcosa di più prezioso». (r.pe.)

In Primo Piano
Lo schianto

Tragedia nel Bresciano: 60enne originario di Sorso muore in un incidente stradale

di Salvatore Santoni
Le nostre iniziative