La Nuova Sardegna

Sul pecorino romano la spada dei dazi voluti da Trump

di Antonello Palmas
Sul pecorino romano la spada dei dazi voluti da Trump

La ministra Bellanova: gravi ricadute senza quel mercato Cualbu, Coldiretti: negli Usa due forme su tre sono imitazioni

01 ottobre 2019
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SASSARI. Sono ore febbrili per il futuro dell’agroalimentare made in Italy e per l’export della Sardegna che nel settore può vantare diverse eccellenze. La spada di Damocle dei dazi minacciati da Trump per le esportazioni Ue potrebbe abbattersi da un momento all’altro sul collo di un comparto vitale per l’isola, in particolare per quanto riguarda il mercato del formaggio pecorino. È infatti in corso da ieri la riunione del Wto, l’organizzazione mondiale del commercio, dalla quale potrebbe emergere la notizia che nessuno in Europa spera di apprendere: compensazioni dall'ammontare record, si parla di 7 miliardi di euro, che gli Usa potranno richiedere per gli aiuti illeciti ad Airbus. Ed entro una decina di giorni gli Usa potrebbero varare i dazi.

Preoccupazione è stata espressa dal premier Giuseppe Conte dal palco del Villaggio Coldiretti di Bologna. E ieri su La Stampa la neo-ministra alle politiche agricole Teresa Bellanova ha fatto un chiaro riferimento all’isola: «Gli Stati Uniti rappresentano il mercato di sbocco più importante per i nostri vini e per le produzioni di qualità – ha detto – e per il Pecorino romano gli Usa sono il principale mercato estero. Se si chiudesse quello spazio saremmo davanti a un rischio enorme con ricadute pesantissime e in situazioni di questa natura la rabbia potrebbe essere incontrollabile», chiedendo a Conte un’azione urgente. E oggi il premier ne parlerà al segretario Usa Pompeo: tutti sperano nei rapporti che il presidente del consiglio sta ricucendo col mondo dopo un periodo in cui l’Italia è apparsa isolata.

«L’Italia e la Sardegna non possono pagare questioni che non le riguardano – commenta preoccupato il presidente di Coldiretti Sardegna, Battista Cualbu – anche perché tutto nasce da una disputa che ha scatenato la reazioni di Trump contro Francia e Gran Bretagna e che non ha che vedere con l’agricoltura e tanto meno con i pastori sardi». Il dirigente dell’organizzazione agricola ricorda come è emerso un dato importante: «Su tre forme di Pecorino romano consumate in Usa, ben due non sono fatte in Sardegna ma sono imitazioni con latte vaccino. È questo il motivo per cui i produttori Usa stanno spingendo per l’imposizione di dazi che andrebbero a dimezzare il valore del nostro prodotto».

Il rischio è enorme: « Le diplomazie stanno lavorando per cercare di far ragionare Trump, per ora la sua è una minaccia e non è il caso di fasciarsi la testa prima di aversela rotta, ma – prosegue Cualbu – lo spauracchio è reale, se consideriamo che il Pecorino romano è il formaggio ovino più esportato al mondo e che il 60 per cento del latte sardo è utilizzato per produrlo. Tutto accade mentre si registra nei primi sei mesi dell’anno un aumento record di esportazioni del +37 per cento. E chi fa produzioni taroccate sta puntando proprio a ridimensionare questo mercato. Ma è tutto il settore agroalimentare a rischiare, in particolare i nostri vini e l’olio d’oliva, altre eccellenze sarde che hanno mercato negli Stati Uniti. I dazi andrebbero a favorire i falsificatori che chiamando i prodotti con nomi che richiamano l’italianità non fanno altro che confondere il consumatore e danneggiare chi produce seguendo le regole».

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