La Nuova Sardegna

L’ergastolano può curarsi sospesa la pena per Trudu

di Giusy Ferreli
L’ergastolano può curarsi sospesa la pena per Trudu

Era in prigione dal 1979, è stato trasferito all’ospedale San Martino di Oristano Aveva chiesto la liberazione per una malattia autoimmune e un tumore 

04 ottobre 2019
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ORISTANO. L’ergastolano arzanese Mario Trudu ha vinto la sua battaglia. Da ieri ha lasciato il carcere di Massama ed ora si trova ricoverato al San Martino di Oristano, in attesa di un delicato intervento chirurgico. Trudu, una condanna all’ergastolo ostativo, ha chiesto, sino all’altro giorno invano, di essere scarcerato dopo 41 anni ininterrotti di detenzione per potersi curare da un tumore alla prostata e da un’aggressiva malattia autoimmune. La comunicazione del giudice di sorveglianza di Cagliari, con l’accoglimento dell’istanza di differimento della pena, è arrivata ieri nello studio del suo legale. A sostenere la causa dell’arzanese, l’avvocata nuorese Monica Murru che della difesa dei diritti dei detenuti in generale, e di Mario Trudu in particolare, ne ha fatto una questione di principio. «Sono soddisfatta dell’applicazione di questo decreto provvisorio, che stabilisce la sospensione della pena con la concessione dei domiciliari, perché la situazione del mio assistito, aggravata da 41 anni di reclusione, era veramente pesante sotto il profilo clinico», commenta il legale. L’arzanese è in prigione dal 1979 e, fatta eccezione per qualche permesso di poche ore, ha sempre trascorso la sua esistenza in una cella. In carcere c’era finito giovanissimo: la prima volta per il sequestro a Villasimius dell'ingegnere della Ferrari Giancarlo Bussi. Qualche anno più tardi, e dopo un’evasione, c’era tornato con una condanna all'ergastolo ostativo per il sequestro e l'omicidio dell'industriale bolognese Eugenio Gazzotti. In prigione ha studiato e si è diplomato ma durante la carcerazione si è ammalato. «A maggio – racconta l’avvocata Murru –, alla sclerodermia, in stadio avanzato e senza possibilità di cure adeguate in ambito ospedaliero, si è aggiunta a maggio la diagnosi di un carcinoma. Con la sospensione della pena potrà trascorrere la convalescenza ad Arzana, a casa della sorella in un ambiente più sereno». Murru ha più volte avanzato questa richiesta ricorrendo anche al garante nazionale per i diritti dei detenuti, Mauro Palma. C’è da dire, in punto di diritto, che l’istanza non poteva che essere accolta. Ne sono convinti due docenti universitari. «Il legislatore – osservano Maria Francesca Cortesi, professore di diritto processuale penale e diritto penitenziario a Cagliari e Andrea Chelo, professore di diritto processuale penale all’università e-Campus – prevede che, quando lo stato di salute sia incompatibile con la permanenza in carcere, si applichi il rinvio obbligatorio o facoltativo della pena. In ogni caso, anche nell’ottica di un bilanciamento dei contrapposti interessi, è contemplato l’istituto della detenzione domiciliare “assistenziale”, che consente l’uscita dal carcere ma la prosecuzione dell’espiazione della pena con controlli del servizio sociale e verifiche della polizia giudiziaria. Si tratta di misure studiate per far sì che le pene non consistano in un trattamento inumano e degradante e non determinino un’indebita compromissione del diritto alla salute». La notizia della scarcerazione del detenuto è stata accolta con favore nel paese ogliastrino dove Mario Trudu ha visto la luce 69 anni fa. Contenti e sollevati i familiari che sette mesi fa si erano visti rigettare la richiesta degli arresti domiciliari. La nipote Maria Assunta Mancosu, figlia della sorella che a breve ospiterà Trudu, parla di un atto di umanità e di giustizia. «Si sono messi una mano sulla coscienza. Mio zio sta espiando la sua pena da più di 40 anni ed è giusto che possa curarsi –sostiene la donna che, quando venne lanciato l’ennesimo appello per la sospensione della pena, era a Oristano con l’avvocata Murru e la presidente dell'associazione “Socialismo, diritti, riforme”, Maria Grazia Caligaris. «Da tempo – dice il sindaco di Arzana, Marco Melis – l’amministrazione comunale segue il caso. La notizia della scarcerazione è positiva». Daniele Maoddi, che come presidente dell’associazione Prospettiva popolare aveva lanciato un appello per la scarcerazione di Trudu, è altrettanto soddisfatto: «Sono contento per lui . Per conoscere il destino di Trudu bisognerà attendere l’udienza del 5 novembre quando l’avvocata Murru chiederà la possibilità che Mario Trudu possa curarsi adeguatamente. In ospedale.



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