La Nuova Sardegna

Grimaldi rilancia la sfida: farò viaggiare i sardi gratis

di Alessandro Pirina
Grimaldi rilancia la sfida: farò viaggiare i sardi gratis

L’armatore all’Euromed chiede un modello diverso di continuità marittima: «Meglio puntare sul modello spagnolo che garantisce la concorrenza»

05 ottobre 2019
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INVIATO A GIARDINI NAXOS. Stop ai sussidi alle compagnie di navigazione. Il Gruppo Grimaldi non arretra di un millimetro dalla sua posizione: l'attuale convenzione tra lo Stato e Tirrenia-Cin, varata nel 1988 e reiterata nel tempo a colpi di proroghe, danneggia la concorrenza, penalizza i cittadini e avvantaggia un solo armatore. Ma la scadenza è vicinissima - il 18 luglio 2020 - ed Emanuele Grimaldi, amministratore delegato del gruppo, e il figlio Guido, presidente dell'Alis, rilanciano il modello spagnolo: le sovvenzioni vanno elargite direttamente agli utenti - che siano passeggeri o aziende di trasporto non cambia - e saranno poi loro a scegliere con quale compagnia di navigazione viaggiare. Su questo sistema la Spagna ha deciso di puntare per i collegamenti con Baleari e Canarie. La continuità territoriale, soprattutto in vista della scadenza del 2020, è uno degli argomenti al centro della 23esima edizione della convention EuroMed in cui ogni anno il Gruppo Grimaldi raduna il gotha del trasporto marittimo internazionale. Quest'anno l'appuntamento è a Giardini Naxos, in Sicilia. Ed è qui, di fronte a 700 top player della finanza, della logistica, dei trasporti e della portualità, che Grimaldi ha rilanciato la proposta-provocazione di fare viaggiare i sardi gratis con metà dei soldi che oggi Tirrenia riceve per garantire i collegamenti in continuità con la Sardegna. Circa 38 milioni di euro contro i 72 previsti dalla convenzione. «Non è una provocazione la nostra –ribadisce l'amministratore delegato del Gruppo -. È una proposta seria, sono pronto a firmare il contratto. Io già oggi faccio viaggiare i sardi con meno soldi, figurarsi se non lo farei con la metà dei soldi stabiliti dalla convenzione. Sarebbe un affare. Già adesso il 60% del carico che viaggia per la Sardegna lo fa con me e senza che io prenda un euro di soldi governativi. E lo fa perché sono il più economico, perché le mie navi hanno 10 anni di media, mentre quelle dell'operatore che prende soldi pubblici (il gruppo Onorato, che però non viene mai citato direttamente, ndr.) ne hanno tra i 25 e i 30». Grimaldi si ricandida a fare viaggiare i sardi gratis, ma per lui l'Italia dovrebbe prendere esempio dalla Spagna e dalla Grecia. «Non c'è bisogno di ricevere soldi. Noi abbiamo i collegamenti su Creta e non prendiamo un euro, a Malta - che è uno stato sovrano - ci danno 200mila euro all'anno. Se si vuole dare importanza al concetto di continuità si diano i soldi al passeggero o al camion, che poi sceglieranno loro con chi viaggiare. Noi non vogliamo assistenza ma non vogliamo nemmeno che venga data a chi è in concorrenza con noi». In caso di gare pubbliche - «che non ci sono mai state, non dimentichiamolo», sottolinea Grimaldi senior - il servizio dovrà essere affidato secondo determinati parametri. «Solo in un caso dovrà essere consentito di mettere soldi, ovvero quando si teme che il mercato possa non farcela. In Sardegna tre sono le rotte: Genova-Porto Torres, Civitavecchia-Olbia, Napoli-Cagliari. Per il resto non ha senso dare soldi pubblici, meglio investirli su ospedali, sicurezza, pensioni, reddito di cittadinanza». Sulle vicende giudiziarie di Onorato, su cui pende una richiesta di fallimento, Grimaldi preferisce glissare. «Non mi piace di parlare di un collega in difficoltà». Tifa per il modello spagnolo anche Gudo Grimaldi, presidente di Alis, associazione logistica dell'intermodalità sostenibile. «È l'unico sistema virtuoso all'interno di una sana e libera concorrenza - afferma -. Noi senza ricevere un euro trasportiamo il 53% del carico totale in tutta Italia. Invito il governo Conte a riflettere, come ha fatto quello spagnolo, anche perché oggi tutte le linee sono gestite da operatori privati. Con il modello spagnolo si evita la distorsione della concorrenza e i soldi vengono dati alle aziende di trasporti e ai cittadini della Sardegna e della Sicilia». Ha più dubbi sul modello spagnolo Massimo Deiana, presidente del Sistema dei porti della Sardegna. «Non esiste una normativa interna che disciplini la materia a differenza del trasporto aereo - spiega-. Il modello spagnolo è un sistema che non prevede obblighi di servizio pubblico ma aiuti sociali. Sarebbe onerosissimo perché non dà la possibilità di governare l'offerta. Oggi sul tema ci sono due disegni di legge depositati ma per ora tutto è nelle mani del ministero. Ed entro luglio 2020 dovrà decidere se partire con una call per il contratto e individuare un solo operatore o, se il mercato dovesse rispondere, potrebbe anche distribuire questa compensazione in maniera più democratica e rispettosa della concorrenza». «Ci stiamo muovendo su tre direzioni - garantisce Mauro Coletta, direttore generale del ministero dei Trasporti -. Capire dove e perché serve la continuità, sentire gli operatori e trovare le misure giuste».

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