La Nuova Sardegna

Intervista con Cucca: «Il Pd mi ha lasciato solo, Italia Viva è il futuro»

di Luca Rojch
Intervista con Cucca:  «Il Pd mi ha lasciato solo, Italia Viva è il futuro»

L’ex segretario Dem spiega il suo addio al partito che lo ha portato al Senato. Il senatore non nasconde il suo disagio: «Ormai eravamo lontani dalla gente»

10 ottobre 2019
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SASSARI. Via da un Pd sgasato, lanciato verso una frizzantissima Italia Viva. L’addio ai Dem dell’ex segretario Giuseppe Luigi Cucca è senza rimpianti. E senza rancore. Il senatore eletto nelle fila del Partito democratico spiega la sua scelta e racconta il travaglio che lo ha portato lontano dagli ex compagni di partito. Cucca non nasconde il disagio di questi ultimi mesi in cui «mi sono sentito solo», e parla anche delle ragioni della politica che lo hanno portato a lasciare i Dem e ad andare con Matteo Renzi in un nuovo soggetto politico.

Senatore, la prima domanda è quasi scontata. Perché ha lasciato il Pd?
«La situazione che si era venuta a creare nel partito a livello regionale e nazionale era diventata insostenibile. Arrivo da un lungo periodo di solitudine, senza possibilità di dialogo. L’assenza di confronto mi ha indotto a fare una scelta di rottura».

Solo? Ma in che senso?
«Ho assistito a scelte fatte in perfetta solitudine dai vertici del Pd. Non sono stato mai coinvolto nella scelta del candidato per le Europee, né per la nomina di un sottosegretario sardo nell’attuale governo. Chi fosse il candidato del Pd alle Europee l’ho saputo il giorno prima. E non certo per mio disinteresse. Più volte ho chiesto di poter parlare con il segretario nazionale per parlare della situazione che si viveva in Sardegna e in particolare di quella che c’è a Nuoro. Non ho mai avuto risposta. Ci si sente quasi un corpo estraneo».

Domani arriva Rosato a Nuoro per presentare Italia Viva. Ma nell’isola come si muove il partito?
«Per ora è ancora work in progress. È una grande novità e sappiamo che ci vuole un po’ di tempo per superare le titubanze. Ma posso dire che c’è grande interesse da parte di politici ed elettori. Sono certo che questo interesse a breve si trasformerà in adesione».

Pensa che ci sia un po’ di paura? È per questo che lei è stato l’unico parlamentare sardo ad aderire? Anche un renziano di ferro come Gavino Manca è rimasto nel Pd.
«Direi che è normale, anche per me è stata una scelta travagliata. Quanto ai parlamentari posso dire che il 25 per cento di quelli del Pd nell’isola si è spostato (ride ndr). Sulla scelta di Gavino Manca non ci trovo niente di strano. Penso che ciascuno sia libero di scegliere».

Ma capisce che l’ex segretario regionale che lascia il Pd fa clamore.
«Direi che è il contrario. È il Pd che ha abbandonato me. Mi sono dimesso dopo i risultati nazionali negativi dalla carica di segretario regionale. Mi sono messo subito a disposizione della nuova segreteria a cui non imputo nulla. Abbiamo continuato con risultati non lusinghieri. Abbiamo perso voti e pezzi del partito. Ho chiesto più volte alla segreteria nazionale di parlare della situazione di Nuoro. Ho chiesto anche di commissariare la sezione provinciale. Nuoro è ora chiusa per ferie».

Ma il suo elettorato capirà la scelta? Lei dice che aveva bisogno di contatto.
«L’elettorato capirà. Qualcuno dirà che sono andato via perché ero arrivato al limite dei due mandati. Ma io non ho mai fatto scelte di natura utilitaristica e personale. Non ho mai partecipato a spartizioni di poltrone. Non ho mai pensato al mio tornaconto personale. Era necessario dare uno scossone al centrosinistra per rimettere in moto il dibattito e il confronto».

In altre parole il Pd è un partito immobile che non dialoga con le persone?
«C’è poco movimento e poco confronto. Il caso del candidato alle europee è un caso emblematico. È stata una scelta calata dall’alto. Il Pd nuorese non è stato mai sentito. E tra le altre cose ci sarebbe anche una norma che vieta di candidare come eurodeputato uno che da sindaco ha corso contro il Pd».

Cosa l’ha convinta di Italia Viva?
«È una proposta innovativa. Mette al centro l’attenzione per le persone. Servono nuove proposte, si deve dare un segnale di ripartenza dopo l’inerzia dell’ultimo periodo».

Non teme di finire in un partito minore che non va oltre il 5 per cento?
«Per nulla. Non ho mai puntato a posizioni di vantaggio o privilegio. Mi interessa lavorare per la comunità, stare insieme alle persone».

Ma secondo lei Italia Viva diventerà un contenitore per i transfughi di Forza Italia?
«Posso dire che Italia viva è aperto ai moderati. Esclude chi ha posizioni estreme, ma per il resto è un partito inclusivo».

Come si posiziona rispetto al governo?
«Non mettiamo in dubbio l’attuale esecutivo. Collaboreremo con il governo».

Italia viva si organizza. Domani a Nuoro arriva Ettore Rosato per presentare il partito.
«Ettore porta avanti una serie di incontri in tutta Italia. Si vuole parlare del nuovo soggetto politico. Vogliamo ascoltare, per questo ci sarà un incontro aperto».

Ha già una forma organizzativa?
«C’è un dibattito interno in corso. Vogliamo creare una struttura snella che abbia una base territoriale. Siamo una nuova formazione che punta tutto sull’ascolto dei territori. Cosa che il Pd non fa più».

Ma qualche amministratore l’ha chiamata per avere qualche informazione?
«Tanti. Ci pensano in molti. Spesso i sindaci non possono essere etichettati da un punto di vista politico. Non sono di destra o sinistra. Spesso sono formazioni civiche. Credo che in tanti guardino con attenzione alla nostra realtà».

Ma quali sono le radici di Italia viva?
«È un partito che guarda ai moderati, ai liberali. Ma che fa anche della parità di genere uno dei suoi cardini».

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