La Nuova Sardegna

Pentiti di aver rubato la sabbia: i "souvenir" tornano nelle spiagge sarde

Pentiti di aver rubato la sabbia: i "souvenir" tornano nelle spiagge sarde

I primi risultati della campagna di denuncia e di sensibilizzazione dell'erosione innaturale degli arenili

14 ottobre 2019
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CAGLIARI. La campagna contro i furti di sabbia nelle spiagge sarde sta producendo gli effetti sperati. E non solo perché i controlli sono aumentati, ma anche perché dopo decenni il senso civico sta prevalendo. Così dopo 40 anni di «custodia» nella casa di un paesino della Lombardia, una donna, sposata con un sardo, ha deciso di restituire quanto aveva prelevato dal litorale dell'Oristanese, costa occidentale della Sardegna. Ben 10 chili tra sabbia e conchiglie prese negli anni '80, quando la sensibilità ambientale era agli albori e ancora non esisteva l'associazione Sardegna Rubata e Depredata, la prima ad aver dato battaglia, anche mediatica, contro le ruberie sulle spiagge, partendo da controlli mirati nei porti e negli aeroporti dell'Isola. E in molti ora si pentono.

«Mi sento infinitamente in colpa perché ho in casa dei vasi di vetro con sabbia e conchiglie raccolte in Sardegna: vorrei tanto riportarle al loro posto ma non saprei come fare», scrive la turista lombarda in una lettera inviata all'associazione a corredo di un pacco con tutto il materiale trafugato a suo tempo. Sabbia e conchiglie sono già state riposizionate sulla spiaggia con la supervisione di un geologo. Non è un caso isolato. Il mese scorso, a distanza di 30 anni, un turista veneto originario di Fossò (Venezia), in vacanza nell'isola di Budelli nel 1989, si è ravveduto ed è tornato a La Maddalena per restituire la sabbia rosa che aveva «rubato».

Risale, invece, a questa estate la storia di un romano, figlio di emigrati sardi: 40 anni fa, durante le ferie in Sardegna con la famiglia, aveva riempito di sabbia un sacchetto e lo aveva portato a casa come souvenir. A luglio, dopo l'imponente campagna degli attivisti, ha deciso di rimediare e di riportare i chicchi bianchissimi nella loro sede naturale: il litorale di Is Aruttas, in provincia di Oristano.

Al di là dei singoli pentimenti, anche quelli non pubblicizzati, la cronaca di quest'anno continua a registrare l'erosione innaturale compiuta ai danni delle coste sarde ad opera di turisti, soprattutto stranieri. Diverse tonnellate di materiale trafugato sono state recuperate grazie all'intensificazione dei controlli e riportate sulle spiagge. L'ultimo caso a fine settembre: 100 chili chili di sabbia rubata è tornata a Chia, nel sud-ovest dell'Isola.(Ansa/Fabrizio Fois).

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