Nei call center sardi 8mila precari
CAGLIARI. Ottomila precari, in Sardegna: è questa la consistenza di quanti lavorano nei call center. Assunzioni a tempo, stipendi bassi, contratto che manca da tre anni, trasferimenti selvaggi e...
17 ottobre 2019
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CAGLIARI. Ottomila precari, in Sardegna: è questa la consistenza di quanti lavorano nei call center. Assunzioni a tempo, stipendi bassi, contratto che manca da tre anni, trasferimenti selvaggi e appalti al ribasso: peggio di così non potrebbero stare, hanno protestato l’altro giorno i sindacati in una manifestazione dove a scendere in piazza sono stati un po’ tutti. «Oggi è questa una delle categorie più bistrattate», ha scritto Luca Pizzuto, segretario di Articolo Uno. È vero hanno ribadito Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom: «Quello dei call center è un mondo senza regole e quando ci sono le imprese provano a scavalcarle». Sono soprattutto le piccole aziende a giocare al ribasso, oppure a cambiare in corsa il personale a seconda dell’appalto. «Vogliono dettare legge – sostengono i sindacati – e infatti sono in pochissime ad applicare il contratto delle Telecomunicazioni. Preferiscono puntare su altri accordi, con il risultato che gli stipendi sono sempre più bassi, non ci sono regole di salvaguardia nel passaggio da una società all’altra e anche gli ammortizzatori sociali sono garantiti solo in casi eccezionali». Il costo del personale – ribadiscono dalla Uilcon – incide per l’80 per cento su qualsiasi appalto e quando le aziende devono tagliare le spese per guadagnare di più a pagare dazio sono per primi i dipendenti». C’è poi il contratto nazionale scaduto da tre anni e anche l’ultima trattativa a Roma s’è risolta con un nulla di fatto. «Di fatto è proprio questo vuoto – sostiene la Cgil – a permettere alle imprese di fare e disfare, costringendo spesso i lavoratori ad accettare assunzioni senza alcuna garanzia». L’altro giorno c’è stato il primo sciopero, ma altri ci saranno nei prossimi mesi.
