La Nuova Sardegna

carcere di uta 

Inchiesta sui lavori: ci sono 12 indagati

Inchiesta sui lavori: ci sono 12 indagati

CAGLIARI. Venti milioni di euro, finanziamenti pubblici destinati alla realizzazione del moderno carcere di Uta, sono spariti tra lavori non eseguiti, opere pagate due volte, spese sostenute senza...

18 ottobre 2019
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CAGLIARI. Venti milioni di euro, finanziamenti pubblici destinati alla realizzazione del moderno carcere di Uta, sono spariti tra lavori non eseguiti, opere pagate due volte, spese sostenute senza riscontro. Il penitenziario doveva costare 60 milioni, lo Stato ne ha sborsato 80 che secondo la Procura sarebbero andati a ingrassare un gruppo di persone che a partire dal 2005 fino alla consegna dell’opera avvenuta nel 2014 avrebbe falsificato carte e fatture per far risultare cifre gonfiate e lavori che non ci sono. L’inchiesta aperta nel 2017 dal pm Emanuele Secci partendo da alcuni esposti è arrivata in queste ore al capolinea con la notifica dell’avviso di chiusura delle indagini preliminari per dodici persone coinvolte in diversi ruoli nella costruzione del penitenziario. Le accuse, sulle quali i difensori avranno venti giorni di tempo per opporre esami e documenti, sono di peculato, falso e frode nelle forniture pubbliche oltre che di favoreggiamento, accuse di cui gli indagati rispondono ciascuno per la sua quota di responsabilità. Sono indagati Alessandro (58 anni) e Roberto Gariazzo (57) cagliaritani residenti a Roma, rispettivamente legale rappresentante e procuratore generale della società Opere pubbliche che diede il via ai lavori a Uta. Indagato anche il direttore di cantiere Francesco Fazi (68), la direttrice dei lavori Mariella Mereu (67) e la direttrice operativa Maria Grazia Carta (67) di Settimo San Pietro, Giovanni (64 anni) e Carlo Guglielmi (60) di Latina e Olbia, il primo provveditore regionale delle opere pubbliche per Lazio, Abruzzo e Sardegna fino a settembre 2010 e il fratello responsabile unico del procedimento fino a ottobre 2011. Ancora: Walter Quarto (53) di Cagliari, altro responsabile del procedimento in periodo diverso, Pierluigi Sanna (61) di Cagliari, direttore operativo di cantiere, Vincenzo Pozzi (70) di Roma, presidente della commissione di collaudo, Antonio Porcheddu (55) di Sassari e Giovanni Paolo Gaspari (62) di Teramo, membri esperti della commissione di collaudo.

L’atto di chiusa indagine contiene la ricostruzione in chiave accusatoria di lavori portati avanti per tredici anni, basati per l’accusa su falkse perizie di variante che indicavano come indispensabili lavori già eseguiti, collaudi truccati, interventi ripetuti e pagati due volte, lavori eseguiti in modo non conforme al contratto, lavori omessi o realizzati in parte con attestazioni di comodo da parte della commissione di collaudo. Un insieme di azioni illecite messe in luce dalla polizia giudiziaria sulle quali dovrà esprimersi il tribunale. Le accuse sono gravissime, ora i difensori cercheranno di smentirle prima della richiesta di rinvio a giudizio.

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