La Nuova Sardegna

Leggina sulle Province: tutto rinviato a martedì

L'aula del consiglio regionale
L'aula del consiglio regionale

Il solo centrodestra approva due articoli ma slitta il voto sui nuovi commissari. La maggioranza va in crisi diverse volte: pesano i dissidi su alcune nomine

18 ottobre 2019
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CAGLIARI. Incredibile, ma vero. Il Consiglio regionale, con i soli voti del centrodestra, ha approvato l’entrata in vigore di una legge che non esiste ancora. Il paradosso s’è materializzato alla fine della maratona in aula sulla riforma, in incubazione, delle Province, o ancora meglio su quello che è stato definito il primo tassello: l’azzeramento dei vecchi amministratori straordinari per nominarne altri di fiducia.

Il paradosso. Con sulle spalle appena tre articoli, il via libera alla leggina sarebbe dovuta essere una passeggiata per la maggioranza. Invece, com’è accaduto nella scorsa legislatura al centrosinistra, stavolta a scivolare sulla buccia di banana è stato il centrodestra. Un po’ per colpa sua, le fibrillazioni nell’alleanza che sostiene Christian Solinas sono sempre più evidenti e i dispetti reciproci anche, e un po’ perché, messa alle strette da un’opposizione al limite dell’ostruzionismo, a tarda sera la maggioranza è stata costretta rinunciare al voto più importante. Quello sull’articolo uno (i nuovi commissari) è stato rimandato a martedì, mentre i due successivi, tra cui l’entrata in vigore, li ha approvati in anticipo. Insomma, l’annunciata «nuova casa» delle Province verrà costruita al contrario: prima il tetto, poi fra una settimana le fondamenta.

La falsa partenza. Sin dalla mattina s’è capito che la leggina non avrebbe avuto vita facile in aula. Il centrodestra s’è presentato, poco prima di mezzogiorno, in ordine sparso e da quel momento in poi sarà persino costretto per ben quattro volte a rifugiarsi nel time out delle sospensioni volanti per non far scoprire agli avversari che non ce la faceva a garantire il numero legale. Fino al punto che, nel pomeriggio, il capogruppo del Psd’Az, Franco Mula, sbotterà: «Mi viene sempre più difficile difendere questa maggioranza». Ad accendere le polveri, in queste ore, sarebbero state due o tre accese discussioni interne su alcune nomine. L’atteso chiarimento non c’è stato, durante la pausa pranzo, e così nel pomeriggio si sono scatenate le inevitabili ripicche.

Il dibattito. All’inizio a confrontarsi sono stati solo fra il presidente della commissione riforme, Pierluigi Saiu della Lega, relatore di maggioranza, e Roberto Deriu, portavoce della minoranza. Il primo ha detto: «I nuovi commissari sono un passo decisivo per arrivare al nostro vero obiettivo: far rinascere le Province, restituendo ai sardi il diritto di votare presidenti e consiglieri. Le elezioni saranno in primavera. Nel frattempo, spetterà alla Giunta presentare la grande riforma degli enti locali». Il secondo è stato perentorio nella replica: «Però vi siete accontentati delle caramelle: il valzer delle poltrone. C’è dell’altro: questa legge sarà impugnata di sicuro dal Governo perché non solo spazzate via le elezioni di secondo livello (sono quelle in cui a votare sono solo i sindaci) ma prevedete un’elezione diretta delle Province che non è prevista da nessuna parte». L’assessore agli enti locali, Quirico Sanna, replicherà a sua volta: «Lanciamo una sfida allo Stato».

Il campanile. Le voglie passionali dei territori di avere una loro Provincia sono saltate fuori ancora una volta – meno che da parte dei 5 stelle: «Siamo assolutamente contrari» – seppure non fossero all’ordine del giorno. Così Giuseppe Meloni del Pd ha rilanciato la proposta di approvare in fretta quella del Nord Est. Con Angelo Cocciu di Forza Italia che aggiungerà: «Non possiamo aspettare una vita per avere quanto ci spetta». Poi dai banchi del centrosinistra sono stati Gianfranco Satta e Antonio Piu a sollecitare: «Anche Sassari dovrà avere la sua Città metropolitana». Lo stesso hanno fatto Salvatore Corrias e Gigi Piano, entrambi del Pd, per l’Ogliastra e il Medio Campidano. A tutti risponderà l’assessore Sanna: «Siamo pronti a discutere su tutto. La nostra sarà una riforma che partirà dal basso, non imposta dall’alto come ha fatto il centrosinistra». Ma per ora non è riuscito a portare a casa neanche la prima mattonella. Ci riproverà martedì e dovrebbe essergli più facile: il centrosinistra ha ritirato tutti i 60 emendamenti-sbarramento. Meno uno: i nuovi commissari dovranno essere dei sindaci, come ha sollecitato il Consiglio delle autonomie. Ma la Lega ha risposto secca: «Richiesta irricevibile». (ua)

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