La Nuova Sardegna

L'economista

Marco Vannini, università di Sassari: «La Sardegna arranca, ma è l’Italia la vera malata dell’Europa»

di Andrea Sini
Marco Vannini, università di Sassari: «La Sardegna arranca, ma è l’Italia la vera malata dell’Europa»

«Buoni indicatori sulle donne in politica, poi però emerge che siamo in coda come elettori alle urne»

17 aprile 2024
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Sassari «Ci sono evidenze in qualche modo prevedibili, ma anche qualche elemento inatteso e alcuni dati che stridono tra loro. Per esempio per quanto riguarda politica e istituzioni, ma anche tra mortalità e sanità». Marco Vannini, docente del Dipartimento di Scienze economiche aziendali all’università di Sassari, nonché referente scientifico dell’unico Dipartimento di eccellenza dell’ateneo turritano, analizza lo studio partendo da un dato: «Mi colpisce il fatto che la Sardegna sia sopra la media nazionale negli indicatori che riguardano le donne in politica. Un dato estremamente positivo, che va ben sperare, ma che va a cozzare con la partecipazione elettorale più bassa d’Italia. Forse giovani e donne non sono ancora riusciti a rendere la politica più attraente trascinando i rispettivi gruppi di riferimento. O magari la politica è talmente invecchiata che anche i nuovi che entrano nel meccanismo non sono in grado di incidere, svecchiando il meccanismo stesso della politica».

L’altro elemento apparentemente controverso riguarda la salute. «Passiamo per la regione degli ultracentenari e come tali ci promuoviamo – sottolinea Vannini –. Invece abbiamo una mortalità molto elevata, soprattutto legata a certi tipi di malattie come tumori, demenze e malattie del sistema nervoso. La speranza di vita è in calo ed è inferiore alla media nazionale. Più che una contraddizione, direi che in enclave particolari come l’Ogliastra sono evidentemente presenti elementi che concorrono a estendere il ciclo e la speranza di vita, i quali non si riproducono nelle altre aree dell’isola».
La Sardegna è in grave ritardo anche per quanto riguarda economia, istruzione e formazione. «Ci sono anche elementi positivi, come la partecipazione dei più piccoli all’istruzione, che sembra trovare terreno fertile. Ma il ritardo nel numero dei diplomati e dei giovani laureati persiste ed è molto grave. Il tasso di passaggio all’università dei diplomati la situazione non è negativa, ma nasconde un altro problema: siccome i due atenei isolani perdono costantemente iscritti, significa che molti di questi diplomati scelgono di seguire il percorso di studi fuori dalla Sardegna. Situazione non compensata dall’arrivo di studenti da particolari bacini esteri, visto che non sono mai state costruite seriamente le condizioni per permetterlo. Sulla preparazione siamo messi male e lo constatiamo nelle lezioni di economia: gli studenti della scuola media hanno competenze non adeguate in matematica (+17%) e nella lingua italiana (+5,6%). Infine i dati sull’economia – conclude Vannini –. In questo caso più che concentrarmi sugli indicatori, allargherei lo sguardo alla nazione: l’Italia è la malata d’Europa, secondo il rapporto Crems il Pil è precipitato dall’83 al 70% della media europea e la Sardegna è 177ª su 242 regioni».

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