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Psd’Az: congresso baraonda, Christian Solinas confermato segretario

di Umberto Aime
Psd’Az: congresso baraonda, Christian Solinas confermato segretario

Il caos è scoppiato al momento del voto sul presidente del partito. Sanna contro Moro poi rieletto. Chessa e Maieli si autosospendono

21 aprile 2024
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Cagliari Il segretario uscente Christian Solinas, che è stato poi confermato, l’appello lo aveva lanciato ad Arborea sui titoli di coda della prima giornata del 35esimo congresso nazionale del Psd’Az: «Non è questo il momento della resa dei conti». Invece, la resa dei conti c’è stata, seppure non sulla rielezione di Solinas, ma su quella di Antonio Moro, il presidente del partito. A mettersi di traverso sono stati tre pezzi da novanta dei Quattro Mori: i consiglieri regionali Gianni Chessa e Piero Maieli, e Quirico Sanna, vicesegretario uscente ed ex assessore regionale. Alla fine, in un clima ad altissima tensione, comunque anche Moro è stato rieletto presidente per acclamazione, ma poco prima c’era stato un passo indietro di Sanna dopo aver tentato la spallata proprio per quel ruolo. Al di là di com’è andata a finire, c’è stato subito un effetto collaterale: Chessa e Maieli, cioè due dei tre consiglieri eletti dal Psd’Az alle Regionali, si sono autosospesi dal partito, aprendo di fatto una profonda crisi interna.

Mezzogiorno di fuoco La baraonda è scoppiata subito dopo l’elezione per acclamazione di Solinas a segretario nazionale, tra l’altro era lui l’unico candidato. Subito dopo il Congresso avrebbe dovuto eleggere il presidente, e anche Moro – in ticket con Solinas – rava essere l’unico in corsa. Invece dalla sala hanno urlato che esisteva un secondo candidato per la presidenza (Quirico Sanna) ma la sua lista non era stata ammessa. Da quel momento in poi, l’assise sardista è diventata un girone infernale e c’è mancato poco che finisse in gazzarra. Poi quando stava per esserci la conta dei voti fra Moro e Sanna, c’è stato il passo indietro del secondo candidato e Moro è stato confermato presidente. Ma non è finita, perché poi in serata lo scontro tra le due fazioni è proseguito in botta e risposta di comunicati.

Chessa e Maieli I due consiglieri regionali, che si sono autosospesi dal partito, hanno diffuso un comunicato ed è un atto d’accusa. «Sin dall'inizio del Congresso – si legge – abbiamo dichiarato, insieme a molti altri tesserati, le nostre perplessità sulla riconferma di una classe dirigente cieca, poco democratica e priva di responsabilità politica. Abbiamo proposto un’alternativa alla continuità e a chi ha perso confronti elettorali e credibilità. Invece purtroppo il partito è rimasto nelle mani di una “vecchia guardia”, incapace nel fare autocritica e capace solo di distruggere e non costruire». Per poi sottolineare: «Il malcontento e il dissenso che noi esprimiamo, non è il dissenso di pochi. Siamo certi che in un futuro, non molto lontano, anche altri sardisti, ispirati dal nostro stesso senso del dovere politico, prenderanno coscienza che il Psd'Az è un partito che deve essere rinnovato e ci seguiranno, per far capire, prima di tutto ai sardi che, noi non abbiamo mai agito e mai lo faremo, per ottenere e spartire prebende».

La replica Il riconfermato presidente del partito, Antonio Moro, ha risposto così ai due consiglieri regionali: «Il congresso del Psd’Az ha riaffermato con chiarezza il primato della politica e la centralità del partito. E questo vale anche per Maieli e Chessa che, come è noto, anche nel recente passato mai hanno dimostrato particolare attitudine all’integrazione nei diversi partiti a cui si sono avvicinati e al rispetto delle regole anche quelle più elementari». Subito dopo: «Nei congressi si presentano le tesi e ci si iscrive a parlare nei tempi e nei modi previsti. Chessa e Maieli , che non avevano presentato alcuna tesi, invece hanno mostrato la pretesa feudale di potersi fare le regole a loro piacimento in quanto consiglieri regionali, come se avessero diritti da piedistallo. Ebbene, se il PSd’Az esiste ancora dopo 103 anni è proprio perché non è mai stato un partito padronale, né lo sarà».
 

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