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Sanità

Parkinson, c’è una nuova terapia: test al Brotzu tra i primi in Italia

Parkinson, c’è una nuova terapia: test al Brotzu tra i primi in Italia

All’ospedale di Cagliari trattato il primo paziente con Levodopa sottocutaneo. Il direttore Giovanni Cossu: «Potenziali vantaggi rispetto alle capsule, effetti iniziali promettenti»

25 aprile 2024
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Cagliari Dalla struttura di Neurologia e Stroke unit dell’Arnas Brotzu arriva una speranza nella cura del Parkinson. È qui che è stato trattato il primo paziente affetto da questa patologia neurodegenerativa, con il farmaco Levodopa per infusione sottocutanea.

Il Brotzu è uno dei primi ospedali d’Italia a introdurre questa novità di somministrazione. Un innegabile importante risultato della scienza nella cura di questa malattia cronica progressiva che coinvolge diverse funzioni motorie, vegetative, comportamentali e cognitive, con conseguenze sulla qualità di vita di chi ne soffre. Il Levodopa, spiegano dalla struttura diretta da Giovanni Cossu, è il farmaco più efficace per il trattamento del Parkinson, si assume per via orale, sotto forma di capsule o compresse. Ma quando viene ingerito, le fluttuazioni delle concentrazioni plasmatiche del farmaco, sono spesso associate a un controllo variabile dei sintomi motori e allo sviluppo di movimenti involontari. Motivo per cui è stata valutata l’opzione del trattamento per infusione sottocutanea, introdotta di recente in commercio ma la cui disponibilità non è ancora garantita in molte parti d’Italia.

«L’Arnas Brotzu, grazie all’impegno della Direzione aziendale e del servizio Farmacia, è stato uno dei primi ospedali ad introdurre questa nuova via di somministrazione che presenta un potenziale vantaggio nel trattamento della fase intermedia-avanzata della malattia di Parkinson: può garantire una gestione stabile dei sintomi che, a causa di problematiche gastroenterologiche proprie della malattia o di patologie associate, non sono controllabili con le terapie convenzionali», commenta il dottor Cossu.

L’auspicio è che la nuova strategia terapeutica possa migliorare la qualità di vita di pazienti con Parkinson. «Gli effetti iniziali sono promettenti anche se, per dati definitivi di efficacia, sarà necessario attendere un periodo di osservazione più lungo – sottolinea la Direttrice generale dell’Arnas Brotzu Agnese Foddis –. Nell’ambito delle malattie neurodegenerative, così come delle altre patologie neurologiche trattate nella nostra Azienda con protocolli d’avanguardia: pensiamo all’ictus, alle malattie autoimmuni del sistema nervoso, alle malattie neuromuscolari, alle cefalee e all’ epilessia, è importante evidenziare l’importanza che ricopre l’incessante lavoro svolto dal management multidisciplinare, in grado di somministrare terapie sempre più complesse».

Una complessità gestita dal Dipartimento di Neuroscienze, diretto da Simone Comelli, ma governata anche grazie al coinvolgimento delle struttura di Fisiatria, diretta da Pietro Braina, e di Neurochirurgia, diretta da Carlo Conti. Dal Brotzu non nascondono l’ottimismo ma precisano che «per assicurare la buona riuscita del trattamento sottocutaneo del Levodopa, i pazienti candidabili dovranno essere accuratamente selezionati da Centri esperti, perché non tutti i sintomi possono essere responsivi». (se.lu.)

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