La Nuova Sardegna

SASSARI. Dal 2008 gli addetti del settore edile sono calati del 40 per cento, del 30 il numero delle aziende. In 4 anni circa 6mila operai del Sassarese sono tornati a casa ingrossando le fila di un esercito, quello dei disoccupati, già abbastanza numeroso. A confortare i dati diffusi dal sindacato, le proiezioni illustrate da Flavio Sechi (Ance Confindustria) confermano il trend negativo e annunciano che il 2012 sarà ancora un anno di passione. L’incremento registrato a cavallo fra gli anni 2007 e 2008, ha spiegato Sechi, è legato soprattutto all’introduzione del “durc” (dichiarazione unica di regolarità contributiva) che è servito alle aziende per mettersi in regola. Da allora i valori del settore sono precipitati in caduta verticale perché sono cambiate le politiche d’investimento ed è entrato in vigore il patto di stabilità che ha di fatto ingessato gli enti locali imponendo un limite ritenuto troppo vincolante. Per il nord Sardegna la stima di perdita degli addetti è di circa settemila unità. «Ma va detto - precisa Alessandra Giudici - che riguardo all’edilizia nella provincia di Olbia la situazione non è troppo diversa dalla nostra». Notevole il ricorso alla cassa integrazione: nel 2011 ammontava a 510 mila ore anche se c’è da dire che rispetto al 2008 si registra una certa controtendenza. Preoccupa il fatto che per quest’anno la situazione non sarà diversa dall’anno scorso, anzi «sarà un anno di recessione», ha concluso Sechi.

Scorrendo i dati forniti dalle casse edili, inoltre, si rileva che nel 2008 le imprese registrate risultavano 2.344, nel 2011 il valore è calato a 1.651 con un decremento di 693 unità: l’indice negativo è del 30 per cento. In tutto il nord Sardegna - evidenziano i curatori del rapporto sull’occupazione nell’edilizia - si ritorna mestamente al 2003. (a.me.)