La Nuova Sardegna

Sassari

Bosa, sulla costa dei grifoni 100mila metri cubi

di Giampaolo Meloni
Bosa, sulla costa dei grifoni 100mila metri cubi

Il progetto residenziale alberghiero (con golf su 100 ettari) di Condotte Immobiliare in un’area incontaminata

17 settembre 2012
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INVIATO A BOSA. Centomila metri cubi in arrivo a ridosso del Temo. Compreso, come d'obbligo di questi tempi, un campo da golf da primato europeo. Il progetto della Condotte Immobiliare prende forma dopo laboriose evoluzioni di un piano d'insediamenti residenziali e turistici nato quindici anni fa. Quella soluzione non conobbe grandi successi e ha partorito dopo oltre dieci anni solo il primo ( e forse ultimo) di quattro giganteschi scatoloni (60 appartamenti super rifiniti per ciascuno) sui quali impatta la vista dei visitatori in arrivo dal versante oristanese appena s'affacciano sullo spettacolare panorama di Bosa Marina.

Quelli che in una riduzione satirico architettonica adottata dai meno appassionati sembrano giganteschi topi senza capo né coda, non dovrebbero nascere più. Il sindaco Pier Franco Casula e la sua amministrazione hanno chiesto una revisione del progetto. I trentamila metri cubi che avrebbero soffocato Bosa Marina nell'area sul prolungamento di via Napoli, dovranno essere "delocalizzati", vale a dire realizzati da un'altra parte. L'operazione è stata messa a punto dalla Condotte Immobiliare, imparentata con Impregilo attraverso un complesso innesto di quote proprietarie. Condotte fa capo (ne controlla il 99,6 per cento) del Gruppo Ferfina, ed è il terzo gruppo italiano di costruzioni nel settore real estate.

Tentizzos. Condotte immobiliare, che controlla la Bosa Sviluppo, società madre del progetto originario animata da un gruppo locale di professionisti, è proprietaria di tre aree: la prima di 16 ettari e mezzo a Campu 'e Mari, la seconda di 73 ettari a Sa Sea e la terza di 247 ettari a Tentizzos, circa dieci chilometri oltre Bosa, sulla strada per Alghero, di fronte alla Torre Argentina, all'altezza della Casa del vento. In questa fascia costiera a valle della strada che regala un panorama straordinario, incontaminato, delineato su un disegno naturale di rocce levigate dal mare e insenature da brivido, dovrebbe sorgere (su cento ettari) il golf da 18 buche con club house. Sulla collina alle spalle dell'asfalto, luogo unico nel quale nidificano e vivono indisturbati i grifoni (unica colonia autoctona italiana), tra domus de janas e vecchie strutture minerarie dovrebbero prendere forma 75mila metri cubi (40 per cento alberghiero, il resto in villette e borghi) incastonati tra la vegetazione. I trentamila metri cubi previsti a Campu 'e Mare verrebbero trasferiti a Sa Sea, nell'area di una vecchia cava sul fronte della foce del fiume.

«La nostra amministrazione vuole puntare più sulla qualità che sulla quantità», ha osservato il sindaco Pier Franco Casula per marcare il passaggio tra la prima lottizzazione approvata nel 2004 (dalla quale è nato lo scatolone) e il progetto presentato l'altro ieri sera in un'assemblea popolare e sulla quale, oltre la valutazione possibilista ma anche cauta del sindaco, matura una sventagliata di perplessità.

I dubbi. La prima delle incertezze riguarda le regole: i 30mila metri cubi si possono realizzare solo se c'è un altro intervento con campo da golf incastonato (ed ecco messo su carta l'insediamento adiacente dei 75mila metri cubi). Ma questi tasselli del progetto potranno andare avanti solo se sarà approvata (al momento giace sulle braci dello scontro politico) la legge regionale sul golf e questo insediamento sarà compatibile. Ma se anche tutto andasse a questo modo, quei centomila metri cubi sulla costa potranno essere la scelta migliore? Il primo a non esserne convinto è l'assessore dell'Urbanistica Sergio Rosa: «Prima si dovrà pensare all'insediamento residenziale a Campu 'e Mare, rivedere la tipologia residenziale e poi si vedrà il resto con l'alberghiero e gli altri insediamenti». Una questione di tempi, ma non solo, è quella che suggerisce il capogruppo del Pd nel consiglio comunale (opposizione) Luigi Mastino: «Intanto c'è una legislazione non definita. Inoltre, se questo è il miglioramento del vecchio progetto che nei fatti ha dato risultati non buoni, e dobbiamo prefigurare, almeno in ipotesi, una riduzione della costa e della sua fruibilità, beh! sarebbe preoccupante. Comunque mi lascia perplesso la tempistica degli interventi: perché vorrebbero puntare prima sull'alberghiero sul fronte mare anzichè sul residenziale?».

Il marketing. A spiegare la versione aggiornata dell'investimento è l'amministratore delegato di Condotte, Giuseppe Vadalà: «Un'indagine attraverso grandi catene turistiche internazionali riscontra entusiasmo su Bosa, ma occorre lavorare molto sul marketing e il contesto locale non è pronto per grandi investimenti». A spiegare la necessità di mettere metri cubi d’architettura turistica accanto alle domus de janas sarebbe, sempre secondo le indagini riscontrate da Vadalà, l’appetibilità di Sa Sea (i 30mila metri) solo se vi fosse l’immediata disponibilità di strutture turistiche, prima fra tutte il golf, un gigantesco green destinato a seppellire l’andamento collinare della costa e la macchia mediterranea.

Sono in ballo investimenti per oltre 170 milioni in 15 anni. E in tempi di crisi, ragiona qualcuno, il cuore direbbe no ma la pancia suggerisce altro. C’è chi però trova i timori condivisibili. Tra questi c’è Salvatore Pusceddu, gruppo Udc nel consiglio comunale (opposizione): «Salta agli occhi che le scelte fatte nel Piano urbanistico nel 1998 sono condizionate dal Piano paesaggistico regionale: si fecero scelte che erano controcorrente, puntavano sulla valorizzazione della città anche per poter usufruire delle coste con interesse turistico ma senza devastarle. Era la strategia vincente. Dobbiamo dare risposte al cittadino, alle esigenze abitative e non ci possiamo imbarcare in un piano che a dir poco è un sogno».

Puc stravolto. Altrettanto netto Silvano Cadoni, già sindaco di Bosa fino al 2001, ora capogruppo del Psd’Az nell’assemblea civica: «E’ un preliminare senza certezze di legge e finanziarie. Stravolge le proporzioni tra residenziale e alberghiero e si vuole entrare con un grimaldello procedurale per realizzare 75mila metri cubi». Cadoni ricorda che il Puc di Bosa prevedeva il recupero delle vecchie strutture minerarie, non certo una valanga di seconde case.

Seppure si delineasse una prospettiva di crescita, l’idea lascerebbe sul campo una città ansimante: 400 appartamenti invenduti nel cuore di Bosa, 800mila metri cubi di urbanistica del centro storico, a Sa Costa, che potrebbero dare vita a un sistema di albergo diffuso. L’altra faccia della prospettiva è lo scatolone costruito a Campu’e Mare, con appartamenti da 40 a 90 metri quadrati messi in vendita due anni fa a 2450 euro per metro quadro, oggi calati a 1700. In questa situazione sarà problematico sperare per il Comune nell’incasso di un milione e mezzo di euro all’anno di Imu dai nuovi insediamenti.

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