La Nuova Sardegna

Sassari

Brigata, perizia sui ricambi “taroccati”

di Elena Laudante
Brigata, perizia sui ricambi “taroccati”

Entro un mese due tecnici dovranno stabilire se i pezzi sostituiti sui mezzi dell’Esercito dall’officina Finà sono nuovi o meno

14 febbraio 2013
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SASSARI. Entro 30 giorni sarà messo un punto fermo sui pezzi di ricambio dei mezzi della Brigata, in odore di truffa. È il termine chiesto dai consulenti della Procura, Roberto e Massimiliano Sanna, gli ingegneri-strutturisti che hanno il compito di valutare se le parti sostituite nell’officina Finà, di Castelsardo, corrispondono a quanto indicato in fattura, e pagato dall’Esercito. Oppure se, come emerge dalle indagini della Guardia di finanza, si tratta di componenti non nuovi ma riverniciati, cioè al massimo ritoccati affinché il lavoro superasse il vaglio della commissione di collaudo dell’Esercito.

Dei 26 mezzi della Brigata Sassari (che è parte offesa) sotto sequestro - fuoristrada da pattugliamento Vm 90 e camion per il trasporto materiali Acm 90 - tre erano nel capannone dei Finà, due sono a L’Aquila e Roma impiegati in altre missioni mentre gli altri sono stati sequestrati all’interno dei depositi a stellette dell’isola.

A partire dalla prossima settimana, i periti nominati dal pm Roberta Pischedda dovranno stabilire se e quali riparazioni sono state effettuate sui 26 mezzi militari e se siano stati utilizzati pezzi di ricambio nuovi oppure rigenerati. I cinque indagati - i Finà più il colonnello dell’Esercito Orfeo Giovanni Ruiu - non hanno nominato consulenti di parte, come pure la legge concede agli indagati. Ma il legale dell’officina meccanica, Lorenzo Galisai, ha fatto presente che due suoi assistiti, il titolare Enrico e il fratello Giovanni Battista Finà, vogliono partecipare alle operazioni peritali. Poi i due ingegneri depositeranno una relazione nella quale specificheranno la natura di quei pezzi, per confermare o confutare quanto accertato dalla Finanza. Incarico affidato anche a un perito informatico, l’ingegnere Francesco Poletti, che deve clonare gli hard disk dei pc sequestrati agli indagati, in modo da congelarne il contenuto, che poi finisce agli atti del fascicolo del pm, e di un eventuale processo. E per i pc i difensori degli indagati, i penalisti Galisai e Nicola Satta, potranno ora chiedere il dissequestro al tribunale del Riesame.

Oltre al materiale informatico, il 7 febbraio ai Finà sono stati sequestrati documenti dell’officina e fatture che secondo la Finanza proverebbero come i pezzi sostituiti ai 26 mezzi non sono nuovi, per come invece l’Esercito li ha pagati. E questo sarebbe avvenuto - è finora solo il sospetto degli inquirenti coordinati dal procuratore Roberto Saieva e dal sostituto Pischedda - anche grazie al colonnello Orfeo Ruiu (ufficio Manutenzioni Esercito), indagato con gli altri per concorso in corruzione e truffa. Gli sono stati sequestrati 10.500 euro, per i quali però avrebbe già una spiegazione.

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