La Nuova Sardegna

Sassari

Muore dopo le cure per la trichinellosi

di Elena Laudante
Muore dopo le cure per la trichinellosi

Sessantenne di Ittiri colpito da infarto alle Cliniche: test poi risultato negativo. La Procura indaga per omicidio colposo

10 marzo 2013
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ITTIRI. Non declamerà più le sue poesie, né declinerà i suoi giochi di parole tanto familiari ai compaesani di Ittiri, che lo conoscevano da sempre col nome d’arte di Ettore Franco. Sulle sue cartelle cliniche, però, era scritto il nome di battesimo: Francesco Casu, 63 anni, invalido da tempo, artista e poeta per diletto, è morto giovedì mattina nel reparto di Rianimazione dell’ospedale Civile di Sassari, dove era arrivato dopo il ricovero alle Cliniche universitarie. La sua fine è al centro di un’inchiesta della magistratura, che a Sassari ha aperto un fascicolo per l’ipotesi di reato di omicidio colposo e ordinato l’autopsia.

Lo ha fatto su richiesta dei familiari, che subito dopo la morte sono corsi al terzo piano del Tribunale dal pm di turno per esporre la sua storia clinica, iniziata il 27 gennaio con un ingresso al pronto soccorso per dolori articolari, febbre, strani fastidi a un orecchio, macchie cutanee. E finita con un infarto, successivo a una iniziale diagnosi di vasculite e un sospetto di trichinellosi, poi risultato infondato.

Entro 60 giorni il consulente nominato dalla Procura, il medico legale Nicola Lenigno, dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Cagliari, dovrà indicare causa della morte e accertare se sono stati rispettati i protocolli sanitari. A quel punto, il pm Gianni Caria avrà gli elementi necessari per capire se il decesso di Casu è stato l’esito inevitabile di una malattia fulminante. Oppure se la degenerazione delle condizioni, con organi interni che alla fine sarebbero risultati fortemente compromessi, possa essere stata causata da negligenze del personale medico.

I parenti di Casu, tutelati dagli avvocati Stefano e Sergio Porcu, non riescono a spiegare la deriva iniziata con quello che sembrava un semplice malessere, con un dolore concentrato alle articolazioni e a un orecchio. Ma chiariscono: «Non accusiamo nessuno - chiarisce la cognata di Casu - Vogliamo solo capire perché quando l’abbiamo portato al pronto soccorso stava bene, mentre alla fine ci hanno detto che aveva il fegato compromesso, la polmonite ad entrambi i polmoni, i reni fuori uso». Unica patologia cronica di partenza, l’epatite B. Dal pronto soccorso del Civile, il 27 gennaio, Casu viene ricoverato in Neurologia, alle Cliniche, dove gli diagnosticano la vasculite, infiammazione dei vasi sanguigni, dopo aver analizzato alcuni sfoghi cutanei che aveva sul corpo. Il 4 febbraio lo portano alla Clinica medica. Secondo quanto raccontato dalla famiglia al pm, l’11 febbraio sorge il sospetto che possa essere affetto da trichinellosi, malattia infettiva endemica in Sardegna che si contrae mangiando carne cruda di animali ospiti infetti. Anche la trichinellosi, del resto, può manifestarsi attraverso edemi e piccole macchie sulla pelle. «In attesa che arrivassero i test - hanno spiegato i parenti - dall’11 al 16 febbraio gli è stato somministrato un farmaco per curare quell’infezione, ma pochi giorni prima della morte l’esito del test si è rivelato negativo. Perché prima gli avevano diagnosticato una vasculite e poi gli hanno somministrato il Vermox, per la trichinellosi?».

Le condizioni di Casu precipitano il 16 febbraio, quando viene colpito da infarto. Trasferito d’urgenza in Cardiologia, i parenti scoprono che sulla cartella clinica c’è scritto: “Storia di tossicodipendenza e potus”, cioè alcolismo. «Ma Francesco non ha mai fatto uso di droghe nè beveva in modo smisurato», assicurano. Dall’infarto di metà febbraio non si riprende, tanto da rendere necessario il passaggio in Rianimazione al Civile, dove spira il 7 marzo. Scatta l’esposto e il sequestro delle cartelle cliniche da parte dei carabinieri, poi l’incarico al consulente e l’inchiesta. I funerali saranno celebrati oggi alle 15.30, a Ittiri, nella chiesa di San Pietro in Vincoli.

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