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Kyenge: «Sono nera e fiera di esserlo»

Kyenge: «Sono nera e fiera di esserlo»

La replica ad attacchi e insulti: «L’Italia non è un paese razzista». Letta e Alfano: «Orgogliosi sia nel governo». Boso: torni in Congo

04 maggio 2013
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di Fiammetta Cupellaro

ROMA. Giacca bianca, risposte pacate contro gli insulti razzisti. La neo ministra per l’Integrazione Cecile Kyenge si è presentata così ieri al suo primo incontro con la stampa. Per chiarire subito: «Non sono di colore, sono nera e lo dico con fierezza. Sono italo-congolese e ci tengo a sottolinearlo. Dentro di me ci sono due paesi». Non è abituata a fare giri di parole Cecile Kyenge, medico oculista laureata con il massimo dei voti all’Università Cattolica, sposata e madre di due figlie. Dalle piazze con le associazioni a difesa dei diritti dei migranti è arrivata a far parte del Consiglio dei ministri. Non è stato, però, un passaggio facile per lei. Ha dovuto affrontare insulti e offese.

Da quando il 28 aprile ha giurato al Quirinale, ha subìto gli attacchi violenti di esponenti della Lega Nord ed è diventata obiettivo di scritte xenofobe apparse sui muri. A tutto questo la neo-ministra ha reagito con il silenzio e ieri ha spiegato il perché. «Non contava la mia risposta – ha spiegato – ma era importante capire come reagivano gli italiani. La conferma è stata che l’Italia non è un paese razzista. Ha una cultura dell’accoglienza ben radicata». E a chi le chiede se l’Italia aveva proprio bisogno di un ministro di colore, ha risposto: «E’ un passaggio che il nostro paese doveva fare e questo era il momento giusto. Letta lo ha capito. Certo, c’è bisogno di tempo per creare un’integrazione partendo dalla scuola, la sanità, dai luoghi di lavoro. Intanto, cerchiamo di cambiare il linguaggio. Le parole sono importanti per capire che la diversità è una risorsa».

E mentre ieri pomeriggio le agenzie rimandavano le dichiarazioni dell’ex senatore della Lega Nord Erminio Boso, che si scagliava ancora contro Cecile Kyenge definendosi «razzista convinto», la neo responsabile dell’Integrazione incassava sia la presa di distanza del segretario del Carroccio Roberto Maroni, sia la solidarietà del governo. In una nota congiunta Enrico Letta e Angelino Alfano hanno scritto: «Se Cecile Kyenge è fiera di essere nera, noi siamo fieri di averla nel nostro governo». Mentre il governatore del Veneto Luca Zaia critica Borghezio e invita il ministro ad andare in Veneto dove «verrà accolta con tutti gli onori».

Ma questo basterà alla ministra di origini congolesi a far convogliare sulle sue posizioni i politici delle larghe intese? «E’ una sfida – ammette – faccio parte di un governo in cui ci sono forze politiche diverse dalla mia, come Pdl o Scelta Civica. Bisogna capire quali temi possono essere condivisi, e cominciare da quelli. Non so se riuscirò a portare a casa dei risultati, ma voglio porre le basi per un cambiamento».

Ma la neo ministra ieri non ha parlato solo di insulti e degli attacchi. La prima emergenza che dovrà affrontare sarà la situazione nei Cie (i Centri di identificazione ed espulsione) luoghi di disagio e rivolte . «Conosco bene quale sia la situazione perché ho condotto tante battaglie, denunciando che lì molte persone non dovrebbero esserci. Non si può trattenere 18 mesi chi non ha un documento, o perché è irregolare. In questi luoghi, le persone vivono come sospese, non hanno diritti e a volte stanno peggio di quelli che sono in carcere. Ci sono irregolarità e molte cose vanno cambiate». Parole chiare che non lasciano spazio a dubbi quelle della nuova responsabile per l’Integrazione che però sottolinea: «Una parte delle politiche dell’immigrazione andranno affrontate a livello europeo, perché a volte la risposta di una voce isolata non ha la stessa forza di una risposta collettiva». E sulla cittadinanza ai figli degli stranieri, altro tema “caldo”, Cecile Kyenge è cauta: «Bisogna dare risposte ai figli degli stranieri che non si sentono né italiani né del paese di origine dei loro genitori. Ma le cose si possono cambiare senza urlare». E oggi il primo impegno ufficiale la porterà proprio nella «sua» Emilia Romagna: parteciperà a Modena alla cerimonia di conferimento della cittadinanza a sei cittadini di origine straniera. La campagna per il diritto alla cittadinanza si chiama «L’Italia sono anch’io». E la determinazione di Cecile Kyenge sembra la migliore testimonianza per quanti aspirano a raggiungere questo traguardo.

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