La Nuova Sardegna

Sassari

Infezione da Hiv, triste record per Sassari

di Gabriella Grimaldi e Daria Pinna
Infezione da Hiv, triste record per Sassari

Recrudescenza delle malattie sessuali nel capuoluogo turritano che, nel 2012, ha avuto un triste primato: è stata la città italiana dove si è registrato il maggior numero di casi di infezione

14 maggio 2013
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SASSARI. Triste primato per Sassari che nel 2012 è stata la città italiana che ha registrato il maggior numero di nuovi casi di Hiv. Ventidue per l’esattezza, quasi due al mese. Un dato su cui riflettere visto che l’infezione causata dal virus responsabile della sindrome da immunodeficienza Aids era quasi finita nell’archivio delle malattie debellate. Invece continua a colpire, con la differenza che per fortuna, con i farmaci a disposizione oggi, raramente l’infezione da Hiv degenera in Aids.

Dati allarmanti. Tuttavia dai dati raccolti a Sassari per l’Osservatorio nazionale risulta che le infezioni si verificano ancora. Ad essere mutati radicalmente sono i modi della trasmissione: in tutti i casi diagnosticati il passaggio del virus si è verificato per via sessuale mentre agli esordi di questa epidemia, negli anni Ottanta, la trasmissione avveniva attraverso l’uso promiscuo di siringhe tra i tossicodipendenti.

Nella clinica delle Malattie Infettive diretta da Maria Stella Mura lo scorso anno sono stati diagnosticati dunque 22 casi tutti trasmessi per via sessuale (12 con rapporti omosessuali e 10 con rapporti etero). Si trattava di persone dell’età media di 39 anni, cittadini italiani tranne due. In un unico caso si trattava di Aids conclamata, otto invece erano infezioni in uno stadio piuttosto avanzato.

Giovani disinformati. «Purtroppo i nuovi casi non accennano a diminuire – commenta la professoressa Mura –. E, anche se l’età media delle persone colpite da virus non è bassissima, è il caso di fare informazione tra i giovani. Infatti non c'è più attenzione ai campanelli d'allarme. Spesso i segnali fisici vengono ignorati – ha segnalato Maria Stella Mura nel corso di un convegno organizzato dalla Fidapa con Bpw Italy sulle malattie sessuali tra i giovani –. In base a quanto emerso da recenti studi, sembra tuttavia consolidarsi l’abbassamento della soglia di percezione della gravità del rischio di contagio Hiv/Aids – continua la Mura – che si palesa attraverso una sorta di “incapacità” dell’informazione di essere interiorizzata da parte degli adolescenti. Si vuole qui intendere che i ragazzi sembrano eludere il problema, pur avendo in partenza, gli strumenti per difendersi. D’altra parte, se negli anni Ottanta la principale via di contagio Hiv/Aids era la tossicodipendenza, si assiste ora a un mutamento del tasso di incidenza per via eterossessuale che potrebbe concretizzarsi, nel caso degli adolescenti, con una malintesa “dimenticanza del preservativo. Constatata l’importanza ricoperta dalla comunicazione, si potrebbe ipotizzare un eventuale intervento proprio nelle scuole del territorio, al fine di gettare le basi per una prima forma di sensibilizzazione nei confronti delle tematiche finora trattate».

Infezioni pericolose. Ma da’altra parte quello della trasmissione dell’Hiv non è l’unico pericolo per i ragazzi. Gli adolescenti sono i primi a cadere nella rete di patologie come la Chlamydia, in aumento del 2%, o la sifilide, che sembrava essersi estinta grazie alla scoperta della penicillina, facendo registrare una lenta ma incessante recrudescenza del fenomeno. Le vittime ideali? I ragazzi alla continua ricerca dell'avventura di una sera, incuranti dei rischi e “nemici” del profilattico, ma in compenso irrimediabilmente affascinati dal mondo dello sballo. Sesso e droga, un connubio che moltiplica i rischi, questa è la realtà. «L'uso di sostanze stupefacenti non fa che aggravare le malattie, interferendo anche con l'azione dei farmaci – avverte la psichiatra Liliana Lorettu – . Di particolare interesse è il fatto che la popolazione che assume droghe è sessualmente più attiva e più promiscua di quella che non le assume. Più aumentano le condotte di consumo più sono presenti comportamenti sessuali pericolosi».

Droghe e sesso. L’aumento delle tipologie di sostanze assunte corrisponde infatti, alla diminuzione dell’uso del preservativo e alla minore capacità di rifiutare il rapporto se il partner non vuole usare la giusta precauzione. Il problema, secondo l’esperta, sta nella scarsa valutazione del rischio da parte dei giovani, attratti sempre di più dal “proibito”. Rapporti sessuali non protetti fanno scattare l'allarme Chlamydia per i giovani tra i 15 e i 24 anni che, specie in estate, assumono un comportamento a volte spregiudicato, come ha sottolineato Stefania Zanetti, ordinario di Microbiologia. La Chlamydia è un’infezione, che può portare alla sterilità. Nel mirino della malattia finiscono soprattutto i giovani perché hanno abbassato la guardia e che non tengono più conto lella necessità di adottare precauzioni importanti. Ecco perché è fondamentale divulgare le informazioni a scuola e nei luoghi dove i ragazzini si riuniscono. Soltanto così, sottolineano infine gli esperti, sarà possibile evitare le recrudescenza di malattie in molti casi invalidanti che si pensava fossero state debellate anche grazie alla consapevolezza.©RIPRODUZIONE RISERVATA

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