La Nuova Sardegna

Sassari

A Sassari piazze e giardini intitolati alle donne

di Andrea Massidda
A Sassari piazze e giardini intitolati alle donne

Il parco di via Venezia prenderà il nome della cantante di Siligo Maria Carta. E il progetto andrà avanti

30 gennaio 2014
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SASSARI. Ancora qualche giorno e il parco di via Venezia prenderà il nome della più celebre cantante folk che la Sardegna abbia mai avuto: Maria Carta, nata a Siligo nel 1934 e scomparsa a causa di un male incurabile esattamente vent’anni fa.

La commissione comunale per la Toponomastica ha infatti approvato in via definitiva l’istanza della Fondazione dedicata a questa straordinaria interprete della cultura isolana e già da sabato prossimo - quando alle 10.45 è prevista la cerimonia all’interno del giardino - anche a Sassari un luogo preciso rievocherà l’artista. E magari i tanti bambini che ogni giorno vanno lì a giocare chiederanno ai propri genitori chi fosse, così come accade ai turisti che visitano Roma, dove da tempo a Maria Carta è stato intitolato un delizioso angolo verde a Villa Pamphili.

“La decisione del Comune - commenta Leonardo Marras, presidente della Fondazione - ci rende molto felici, anche perché si tratta di uno spazio importante. Maria era molto legata a Sassari - continua - e in tanti si ricordano ancora uno straordinario concerto che tenne al Verdi nel 1973 insieme con Amália Rodrigues, la più grande voce del Portogallo”. Ma Marras fa cenno anche a quando Maria Carta - giovanissima e bellissima - passò proprio a Platamona la prima selezione di un concorso che la portò poi a vincere la corona di Miss Sardegna. Correvano gli anni Cinquanta.

Maria Carta nacque nel cuore del Logudoro e proprio da lì ha attinto tutti gli umori per poi modularli in un’inconfondibile sonorità vocale. Varcato il Tirreno a ventiquattro anni, quei canti e quegli umori hanno integrato, lievitando, il suo repertorio musicale e dato forma a tutto il suo modo di vivere. Maria Carta è dunque sempre rimasta radicalmente, inconfondibilmente sarda, accrescendo la sua personalità e le sue opere in tre direzioni coerenti e complementari: per un verso ha affinato le sue qualità artistiche frequentando, a Roma, il Centro studi di musica popolare dell’accademia di Santa Cecilia e poi il Folkstudio, nel quale De Gregori, Venditti e altri dettero vita alla cosiddetta scuola romana di cantautori.

Se dunque il tributo all’interprete che ha fatto conoscere davvero in tutto il mondo la canzone popolare sarda appare doveroso e scontato, per l’amministrazione comunale si tratta anche di una tappa di un percorso che mira a riequilibrare la toponomastica femminile, troppo spesso limitata a Eleonora D’arborea o alle altre regine di Casa Savoia. Un proposito del Comune cominciato nel 2012, quando lo slargo tra viale Dante e via Duca degli Abruzzi diventò piazza Monica Moretti, il medico che dieci anni prima venne assassinata da uno psicopatico che la perseguitava (fu un caso di stalking ante-litteram) e proseguito a settembre dell’anno scorso con l’intitolazione del parco di via Montello, davanti alla questura, all’agente di polizia Emanuela Loi, morta nel 1992 a Palermo mentre faceva da scorta al giudice Paolo Borsellino.

“Mi sento di ringraziare il sindaco Gianfranco Ganau per aver mantenuto la promessa di essere sensibile al tema della toponomastica al femminile - dice Rita Nonnis, vicepresidente dell’Ordine dei medici della provincia, nonché portavoce di un gruppo d’opinione Donne in carrelas, nato su Facebook per richiamare l’attenzione sulle disparità di genere -, ma ritengo che ci sia ancora tanto da fare in questo senso. Abbiamo proposto al Comune un elenco con circa 150 nomi di donne che meriterebbero di essere ricordate con un luogo. Ne cito tre: la scienziata sassarese Eva Mameli (madre di Italo Calvino - ndr), l’artista ogliastrina Maria Lai e Adelasia Cocco, che nel 1914 divenne il primo medico condotto donna del Regno d’Italia”. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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