La Nuova Sardegna

Sassari

La foresta pietrificata e... dimenticata

di Mauro Tedde
La foresta pietrificata e... dimenticata

A Martis il parco paleobotanico che avrebbe dovuto portare sviluppo anche in altri 3 Comuni è in totale stato di abbandono

29 aprile 2014
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MARTIS. È tempo di escursioni in mezzo alla natura e in Anglona una delle mete preferite è il Parco Paleobotanico dell’Anglona con le sue misteriose testimonianze di quella che viene definita la “Foresta pietrificata”. Il parco è plasmato nel territorio anglonese in quattro siti caratterizzati dalla presenza dalle cosiddette gallerie-ombrario, installazioni avveniristiche in legno che a primo acchito sembrerebbero degli insoliti capannoni trasparenti ma anche delle curiose e lunghissime baite, se guardati da un’altra angolazione. Oltre a quella del sito di Carrucana a Martis, costruzioni analoghe sorgono a Bulzi nel sito di Pedrosu, a Perfugas in località San Salvatore-Sa pedrosa e a Laerru. Sono l’eccellente risultato di un stupendo progetto redatto dall’architetto Vanni Macciocco e dalla sua equipe di architetti specializzati in pianificazione del paesaggio. Progetto più volte premiato per la sua originalità (fra cui il Premio del Paesaggio del Consiglio d’Eupopa a Roma e il premio indetto dalla Regione Sardegna) e pubblicato in prestigiose riviste specializzate. Gli ombrari avrebbero dovuto contenere dei pannelli illustrativi, in differenti forme e modalità di rappresentazione, con tutto ciò che è necessario sapere sui fenomeni geologici e geomorfologici che hanno portato alla formazione delle foreste di pietra. Strutture funzionali alla visite del parco che, partendo dal centro didattico e gestionale di Martis dove, dopo aver acquisito le coordinate e i contenuti per visitare gli altri poli museali, avrebbero interessato il museo archeologico di Perfugas che raccoglie i resti della più antica presenza dell’uomo in Sardegna, il museo della Pietra di Laerru e il museo dell’Evoluzione delle Piante di Bulzi. Un parco distribuito nel territorio insomma, con diverse aree naturalistiche e con le gallerie-ombrario a caratterizzare i luoghi e l’identificazione del territorio su cui sorgono. Tutte con una forma diversa e realizzati con pregiato legname arrivato dalla Moldavia e installato da maestranze anch’esse moldave. Quella di Carrucana ad esempio è strutturata in modo che dalle quattro “finestre” si aprano delle visioni prospettiche, frutto di un accurato studio del territorio, sulla chiesa di San Pantaleo, sulla collina di “Monte Ultana” e sulla verde vallata del rio Carrucana. Ogni area parco inoltre è stata dotata di opere di urbanizzazione primaria come le aree di sosta e i collegamenti, anche queste frutto di uno studio di ingegneria naturalistica, senza cioè il minimo utilizzo di cemento. Nelle intenzioni dei progettisti c’era la necessità di una percezione unitaria del parco paleobotanico, ora frammentato in diverse aree di cui solo quelle di Laerru e Perfugas ma anche di consentire una fruizione reale e confortevole delle aree, che favorisca un’effettiva esperienza cultuale per i visitatori. Il progetto, finanziato ai quattro comuni anglonesi attraverso il Pia SS-09, puntava finalmente a concretizzare un disegno di sviluppo territoriale collegato ad un intervento di valorizzazione di questa importante e unica risorsa ambientale, uno dei pochi esempi in Europa. Purtroppo però il grandioso e rivoluzionario progetto non ha trovato la risposta adeguata dal punto di vista gestionale. E nel grande parco a regnare è il silenzio e la desolazione. La gestione, assegnata ai quattro Comuni (Martis è comune capofila), non si è mai concretizzata nè sono stati realizzate le finalità per le quali il progetto era nato. Intanto l’abbandono e l’incuria avanzano inesorabilmente nel disinteresse generale. Tutto tace da anni e il parco sembra implorare tristemente aiuto. Anche il simbolo di Carrucana, un grosso agglomerato di tronchi pietrificati, ha cercato di chiedere aiuto crollando misteriosamente da solo, nella speranza, forse, di attirare l’attenzione.

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