Bainzu Piliu si racconta in “Cella n° 21”
Sabato al Chiostro l’indipendentista ozierese presenterà il libro che racconta la sua vita avventurosa
OZIERI. Sarà una presentazione molto speciale quella che sabato prossimo Bainzu Piliu farà della sua autobiografia “Cella n° 21” a Ozieri, sua città natale. Parlare del libro nel quale egli ripercorre la sua vita e il suo impegno politico, senza tralasciare gli eventi più drammatici che lo hanno visto protagonista qualche decennio fa, ha infatti un significato particolare sia per l’autore che per i concittadini, soprattutto tra coloro che, per motivi anagrafici, hanno vissuto con partecipazione emotiva gli eventi di 30 anni fa. “Cella n° 21” sarà presentato sabato alle 19 nel chiostro di San Francesco in una conferenza che sarà arricchita dal contributo dell’assessore comunale alla Cultura Giuseppina Sanna e dei partecipanti al dibattito, moderato da Michele Calaresu e aperto al pubblico, che si attende numeroso considerando la notorietà dell’insegnante e uomo politico anche tra gli ozieresi e il grande interesse che suscita la vita avventurosa di Piliu. Ozierese trapiantato a Sassari, il professor Piliu fece parlare di sé fin dagli anni ’70, prima come esponente della frangia indipendentista del Partito Sardo d’Azione e poi, dal 1976, come fondatore e ideologo del Fronte per l’Indipendenza della Sardegna (il Fis). «Erano gli anni in cui tanti sardi ancora si vergognavano di parlare apertamente in limba - ricorda il coordinatore Michele Calaresu - e prevaleva in molti di essi un senso di inferiorità culturale nei confronti dei “continentali”.
In questo clima arroventato dagli Anni di Piombo, Piliu promosse una serie di iniziative politiche e culturali tese al rafforzamento dell’identità culturale del popolo sardo. Docente di Chimica nell’università di Sassari, sollecitò gli studenti a sostenere gli esami in sardo e nel 1981 e 1982 vi furono addirittura due tesi scritte e discusse in limba ed in italiano». La sua attività politica e il suo stile “sardo” inconfondibile, caratterizzato dall’esprimersi sempre in limba e dall’indossare l’abito tradizionale, lo resero un simbolo ma attirarono su di lui anche l’attenzione delle forze dell’ordine: nel 1982 fu arrestato con l’accusa di aver preso parte ad attentati dinamitardi e cospirazioni, o comunque di esserne l’ispiratore, e una volta condannato scontò una pena di 4 anni, parte ai domiciliari e parte nelle carceri di Cagliari e Sassari sempre in una cella numero 21, da dove nasce il titolo del suo libro.
Partendo dal racconto della sua vita e dal valore simbolico di quel “21”, nella conferenza si parlerà della storia e del ruolo attuale dei movimenti indipendentisti, tra errori e conquiste, e del concetto di indipendenza che in questo momento è presente nelle menti e nei cuori dei Sardi. (b.m.)