La Nuova Sardegna

Sassari

la stanza dei ragazzi

Per guidare il nostro futuro dobbiamo informarci di più

Benedetta, studentessa del liceo classico, riflette sul rapporto tra i suoi coetanei e l'informazione

13 dicembre 2014
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Salve, sono Benedetta, una vostra quotidiana lettrice e frequento l' ultimo anno di Liceo classico. Ho letto il vostro articolo pubblicato su La Nuova del 9 Dicembre, che parla della creazione di uno spazio internet dedicato ai pensieri, ai racconti e alle riflessioni dei ragazzi. Credo che questa sia un'ottima iniziativa per avvicinarsi ai giovani e renderli partecipi del mondo dell’ informazione locale, nazionale ed internazionale.

E di questo ce n’ è davvero bisogno.

Difatti al giorno d’ oggi quello che vedo intorno a me, è che i giovani sono sempre meno informati riguardo quello che accade, non solo nel mondo, ma addirittura nella loro stessa città. Sono sempre meno interessati alla realtà in cui vivono, alla sua monotona, noiosa, “poco accattivante” quotidianità. Sono contrariamente attratti come calamite da una “più accattivante” vita su social network che si riproducono di continuo e da qualsiasi futilità che di certo non condizionerà la loro vita socio-lavorativa per i prossimi cinquant’ anni.

Ormai non trovo quasi in nessuno quella pura curiosità che porta in modo innato a ricercare, sapere e conoscere. Pochi sono i ragazzi che scrutano con attenzione la politica contemporanea e il suo disfacimento. Pochi sono quelli che riflettono su fatti di cronaca. Pochi sono quelli che leggono quotidiani, settimanali, mensili, o qualsiasi oggetto cartaceo che, almeno a mala pena, possa assomigliare ad un giornale. La media invece si alza quando parliamo di telegiornali; ma non preoccupiamoci, le persone interessate sono più numerose solo perché le notizie vengono emesse da un “mistery box” HD a “40 pollici”, che di natura persuade le persone ad “incollarcisi” davanti per sei ore giornaliere (in media).

Ebbene sì, tra i giovani l’ abitudine di sfogliare il buon vecchio giornale si sta perdendo. Lo posso testimoniare io stessa: nella mia classe solo in tre leggiamo ogni giorno il giornale; il resto della classe (16 persone) lo sfoglia saltuariamente, oppure non sa nemmeno che forma abbia.

“Siete la nuova generazione, siete la nuova classe politica, la nuova classe lavoratrice” sento dire. Ma quello che sento io, è che ancora non siamo pronti, o forse non vogliamo esserlo. Dunque prima di vedere la nuova generazione all’opera penso che passerà del tempo. Per un motivo in particolare: perché, visti i miei coetanei, che non sanno qual è la distinzione tra nero e rosso, non si può certo pretendere di metterli alla guida di un paese. Dato che di gente così già ne abbiamo avuta e ne abbiamo tutt’ ora.

C’ è bisogno che i giovani aprano gli occhi difronte al mondo e di fronte al sapere. C’è bisogno che conoscano e che lottino per guadagnarsi ciò che è giusto in un paese che purtroppo di giusto non ha quasi più niente.

Apprezzo molto l’ opportunità che state dando ai giovani. Spero che in molti la colgano così come ho fatto io. Perché c’è sempre bisogno di ricevere informazione e altrettanto di darne. Voi lo fate, e con grande professionalità.

Benedetta Mura

Liceo classico

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