La Nuova Sardegna

Sassari

Nule si unisce in preghiera pensando a Stefano Masala

di Elena Corveddu
La veglia di preghiera a Nule per Stefano Masala
La veglia di preghiera a Nule per Stefano Masala

Momento di incontro e riflessione dedicato al ragazzo scomparso il 7 maggio. La speranza dei familiari insieme con quella degli altri cittadini: «Chi sa parli»

04 giugno 2015
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NULE. È stata una mattinata all’insegna della speranza, quella di mercoledì 3 a Nule. Nella chiesa parrocchiale i ragazzi dell’istituto economico di Bono, con i familiari di Stefano Masala e la popolazione, hanno voluto organizzare un momento di riflessione e preghiera per tenere viva la speranza che il giovane, scomparso dal 7 maggio, torni a casa.

Presenti il neoeletto sindaco Giuseppe Mellino, il parroco don Mimmino Cossu, il parroco di Benetutti don Giammaria Canu e don Angelo Malduca, rettore del seminario diocesano di Ozieri e direttore del servizio per la pastorale giovanile. Presente anche il parroco di Pattada don Pala.

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Con la collaborazione dell’insegnante di religione Rosalia Deledda e tutti gli altri insegnanti, l’istituto ha voluto far sentire la sua voce per scuotere la coscienza della popolazione e per «far crollare il muro dell’omertà e ottenere giustizia». Il parroco don Cossu ha voluto lanciare ancora una volta un appello: «Chi sa qualcosa sulla scomparsa di Stefano parli, anche in forma anonima».

Tre le canzoni che hanno accompagnato l’incontro: Un senso di Vasco Rossi, Credo negli esseri umani di Marco Mengoni e Hai un minuto Dio? di Ligabue. Canzoni di speranza e amore.

«Stefano è un ragazzo stimato, gentile e generoso, altruista e soprattutto ha una forte fede in Dio. Continueremo a chiedere l’aiuto del Signore – afferma una studentessa – perché a lui niente è impossibile».

La famiglia di Stefano ha voluto che fosse proprio la chiesa il luogo dell’incontro. «Non vogliamo cedere alla tristezza e non ci vogliamo rassegnare a questa situazione ingiusta», continua la studentessa a nome delle classi dell’istituto economico.

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Don Angelo Malduca ha spiegato ai ragazzi che la corruzione del mondo non deve avere il sopravvento: «Ciò che succede nelle nostre famiglie e nei nostri paesi è una responsabilità di tutti. I nostri cuori non devono essere corrotti». Lancia infine un grido di speranza: «Abbiamo la libertà di essere padroni di noi stessi se vogliamo che i nostri paesi cambino. È nel cuore di voi giovani la vera ricchezza».

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