La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, il Beato Zirano veglia sul nuovo candeliere del gremio dei Sarti

di Daria Pinna
La beatificazione del nuovo candeliere dei Sarti nella chiesa di Santa Maria di Betlem
La beatificazione del nuovo candeliere dei Sarti nella chiesa di Santa Maria di Betlem

La benedizione nella chiesa di Santa Maria: «Sembrava un sogno impossibile, grazie a chi ci ha aiutato»

26 luglio 2015
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SASSARI. Con un abbraccio stretto e passionale Sassari ha dato il benvenuto al nuovo candeliere dei Sarti, inaugurato la sera di venerdì 24 nella chiesa di Santa Maria. Una pagina importante per Sassari e per i sassaresi, in una giornata che è già entrata nella storia. Una storia di amore e devozione, di impegno e di passione da leggere negli occhi di chi, quel cero, ce l’ha nel cuore.

Sono le otto di sera, la chiesa è gremita e l’atmosfera magica. Tante le persone che hanno assistito alla cerimonia, numerosi i rappresentanti delle diverse corporazioni. I componenti dell’antico gremio dei Sarti sono emozionati, tesi. Parlano il linguaggio della pelle d’oca, delle strette allo stomaco, delle lacrime e dei sorrisi.

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«Sembrava un’impresa impossibile costruire ex novo il nostro cero – ha raccontato Alessandro Pinna Spada – e sembra un sogno essere qui oggi ad inaugurare questo gioiello nuovo di zecca. Un grazie va quindi alle istituzioni e agli enti che hanno subito sposato l’ambizioso progetto e ci hanno sostenuto economicamente. Senza di loro non ce l’avremo mai fatta».

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Dopo i consueti saluti delle autorità e la consegna delle miniature del cero ai rappresentanti del Banco di Sardegna, della Fondazione Banco di Sardegna e della Banca di Sassari, si entra nel vivo della serata. Vengono proiettati due video in cui scorrono le pagine più significative del gremio che porta in spalla il vecchio candeliere. Un cero baroccheggiante che ormai era diventato pericoloso, non avrebbe più retto alle “fatiche” e ai balli del 14 agosto, nonostante i vari restauri a cui era stato sottoposto, l’ultimo diciotto anni fa.

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Arriva il momento clou. Tutti gli sguardi sono rivolti verso il nuovo cero, posto davanti all’altare e coperto da un grosso telo. Spetta all’obriere di candeliere Alessandro Vozzo e all’obriere maggiore Mirco Moracini togliere quella copertura, sotto lo sguardo emozionato del presidente dell’intergremio Salvatore Spada.

Tutti in piedi ad applaudire, il candeliere è maestoso e regale. Pesa oltre 200 cinquanta chili quell’opera d’arte, realizzata dalle sapienti mani della ditta Salvino Sini e Figli Restauri e Antichità. Il braciere e i fremi delle stanghe, invece, sono stati creata dai fabbri Gianfranco e Luigi Poddighe mentre i dipinti dei soggetti sul fusto sono stati realizzati da Salvatore Sechi “De Gonarefratelli”.

Si tratta di una copia quasi identica all’antico ma con un nuovo dettaglio: nella parte superiore della colonna è impressa l’immagine del Beato Francesco Zirano, fortemente voluta dai gremianti. A fianco la Madonna di Montserrat, Sant'Omobono, e San Gavino.

«Per un gremio, il candeliere è un punto di riferimento che richiama la presenza di Dio – ha detto padre Ettore Floris durante le benedizione –. C'è un valore artistico, ma soprattutto religioso».

Ora tutti attendono impazienti il suo primo ingresso in pubblico, il prossimo 14 agosto per la Faradda.

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