La Nuova Sardegna

Sassari

la storia

Abbanoa condannata ma lascia senz'acqua una pensionata di Osilo

di Daniela Scano
Abbanoa condannata ma lascia senz'acqua una pensionata di Osilo

Rubinetti a secco da 39 giorni dopo una sentenza che riguardava la società di gestione e un vicino della donna. Rimosso il contatore senza avvertire la signora che nulla aveva a che fare con la vicenda giudiziaria

03 agosto 2015
4 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Andreana Pintore vedova Appolloni, pensionata di Osilo, ha sempre pagato tutte le bollette ma da sei settimane non ha l’acqua in casa. Il 25 giugno, senza avvertire una delle sue utenti più diligenti, Abbanoa ha rimosso il contatore della sua abitazione al civico 23 di via San Martino.

La causa civile. La signora osilese è la vittima di una surreale vicenda giudiziaria: per tre anni, a sua insaputa, in un’aula del tribunale civile di Sassari è stato celebrato un processo teso a stabilire se il suo contatore dell’acqua potesse o meno stare dove è sempre stato. Nelle udienze celebrate dal giudice Stefania Deiana non si è parlato del sacrosanto e incontestabile diritto della signora Andreana ad avere l’acqua. L’oggetto del contendere era unicamente il contatore. Non essendone proprietaria, la donna non è stata citata a giudizio e ha saputo a cose fatte. La causa invece riguardava Abbanoa e Maurizio Pazzola, da tre mesi consigliere comunale di Osilo, proprietario di un garage che si trova al pianterreno dell’abitazione della famiglia Appolloni-Pintore.

Società contumace. L’edificio è stato costruito a metà degli anni Settanta mentre Andreana e suo marito acquistarono l’appartamento al primo piano nel 1981. «Il contatore dell’acqua era già lì» sostiene la donna. Probabilmente sarebbe bastato poco per dimostrarlo ma Abbanoa, che nel 1981 neppure esisteva, si è completamente disinteressata della causa civile dove è stata la grande assente. Il giudice lo ricorda nella sentenza: «regolarmente citata, restava contumace e non è comparsa nemmeno a rendere l’interrogatorio formale sulle circostanze di fatto».

Abbanoa, insomma, non si è difesa in alcun modo e il 9 aprile del 2014 è stata condannata a rimuovere il «misuratore del consumo idrico collocato sul muro insistente nel piazzale appartenente a Pazzola – scrive il giudice –, contatore posto al servizio dell’immobile soprastante l’autorimessa dell’attore, ricollocandolo in conformità alle previsioni del Regolamento idrico integrato». Quindi doveva rimuoverlo ma il giudice diceva anche che doveva posizionarlo altrove.

La servitù. Della storia del suo contatore sa invece tutto, com’è ovvio, la signora Andreana. Se solo l’avessero chiamata in aula, se non come titolare di un diritto almeno come persona informata sui fatti, la signora avrebbe spiegato al giudice che sul muro di cui si discuteva c’è addirittura una servitù di passaggio decretata nel 2011 da un altro giudice civile del tribunale di Sassari. Una servitù creata proprio per consentire alla vedova Appolloni l’utilizzo di quel contatore di cui, pochi mesi dopo avere consegnato le chiavi del cancello alla vedova Appolloni perché accedesse «alla nota nicchia», Maurizio Pazzola ha chiesto la rimozione ad Abbanoa. Nessuno però ha avuto la curiosità di citare in tribunale la titolare della utenza idrica e il giudice, dopo avere affermato che non esisteva «la prova specifica dell’esistenza di un diritto di servitù», nel 2014 ha ordinato ad Abbanoa di spostare il contatore. Cose che capitano, quando la giustizia viaggia a compartimenti stagni.

Gli effetti della sentenza. Di questo complicato intreccio di cause, però, ad Andreana Pintore non interessa molto. Lei sa solo che il 25 giugno Abbanoa ha slacciato il suo contatore e che avrebbe dovuto allacciarlo altrove nel giro di poche ore, limitando il disagio al minimo indispensabile. Questo non è successo. Lei ha saputo della sentenza con una raccomandata spedita il 30 dicembre del 2014. Oltre a informarla di essere stata condannata, la società le chiedeva «di volerci indicare con urgenza il luogo ove potrà essere posizionato il contatore una volta rimosso e a predisporre l’allaccio e la nicchia». «E questo avrei dovuto farlo a mie spese – si lamenta la signora –. Oltre al danno la beffa».

La lettera. In effetti, la lettera della direzione generale di Abbanoa chiude annunciando che «nel caso in cui il ricollocamento dovesse essere eseguito da Abbanoa in luogo da voi indicato, vi saranno addebitate le relative spese nelle fatture di prossima emissione».

A gennaio la società aveva addirittura fatto la voce grossa con la sua cliente. «Mi hanno scritto, affermando che da una verifica eseguita dai loro tecnici risultava che l’impianto non era a norma _ racconta la pensionata di Osilo _. Comunque, tramite il mio avvocato Costantino Biello, il 2 febbraio ho risposto facendo presente che mi rendevo disponibile a qualsiasi soluzione. Senza dovere spendere di tasca mia, ci mancherebbe solo questo».

Un nuovo giudizio. Tutto questo accadeva ben prima del 25 giugno quando, davanti all’ufficiale giudiziario, una squadra di operai di Abbanoa ha rimosso il contatore dell’acqua. Sono passati 39 giorni e Andreana Pintore sta ancora aspettando che Abbanoa oppure il giudice, al quale si è a sua volta rivolta, trovino una soluzione. Ha ragione da vendere.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Il dramma

Lei lo aveva denunciato per stalking, lui cerca di ucciderla travolgendola con l’auto: grave una donna a Carbonia

Le nostre iniziative