La Nuova Sardegna

Sassari

Inizia il restauro della formella

di Barbara Mastino
Inizia il restauro della formella

Il reperto di manifattura longobarda è unico nel suo genere, con la figura intera di Sant’Antioco

20 settembre 2015
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OZIERI. È entrato nel vivo il progetto “Salviamo il Sant’Antioco longobardo”, sostenuto dal Rotary club e finalizzato al restauro di un antico reperto medievale rivenuto nella basilica di Bisarcio.

Nei giorni scorsi, dopo l’approvazione da parte della Soprintendenza, ha aperto i battenti il cantiere finalizzato al recupero del reperto: una formella di epoca longobarda che raffigura appunto il santo e che è stata individuata qualche mese fa dallo studioso Gian Gabriele Cau nella cuspide della facciata della basilica. È un manufatto datato tra la metà dell’VIII e la metà del IX secolo che raffigura, come detto, il patrono sardo: un reperto unico, poiché si tratta della raffigurazione più antica mai rinvenuta del santo a figura intera. Un gioiello che versa attualmente in gravi condizioni di degrado: da qui l’iniziativa del Rotary di finanziarne il restauro, con un progetto che, come detto, è stato approvato di recente dall’architetto Francesca Casule, Soprintendente ad interim alle Belle Arti e Paesaggio per le Province di Sassari e Nuoro, e dal delegato per i Beni Culturali della diocesi di Ozieri monsignor Tonino Cabitzosu.

Il restauro della formella arriva proprio in concomitanza con la celebrazione dell’Anno Santo Antiochiano, aperto lo scorso 18 marzo a Roma da Papa Francesco nel 400esimo anniversario del rinvenimento delle spoglie mortali del patrono nell’isola di Sant’Antioco. Il progetto, firmato dagli architetti Francesco Morittu e Michele Calaresu, è articolato in tre fasi che avranno sviluppo nei prossimi mesi sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza tramite gli ispettori di zona architetto Giancarlo Zini e dottoressa Francesca Pirodda.

«Nella prima, in corso d’opera in questi giorni, e affidata all’impresa ozierese Edil Correddu - spiega Gian Gabriele Cau – si è aperto un cantiere per la rimozione della formella e il ricollocamento di una copia, realizzata dall’artigiano nughedese Sebastiano Sanna nella stessa pietra delle antiche cave di Bisarcio. È piuttosto raro – spiega Cau – che una soprintendenza approvi un progetto di tale portata, poiché la tendenza è quella di mantenere in loco la copia originale con interventi di restauro e di consolidamento. Questo ci riempie di orgoglio ma anche di responsabilità: la formella è una delle rare testimonianze di scultura barbarica alveolata in Italia, accostabile, per certi tratti, al noto Altare di Ratchis uno dei monumenti più rappresentativi della cosiddetta Rinascenza liutprandea».

Nella seconda fase del progetto il rilievo sarà oggetto di un restauro affidato all’impresa della restauratrice Annalisa Deidda di Sinnai, che già ha operato su altri rilievi di Bisarcio, con il contributo del governatore distrettuale Giuseppe Perrone. Nella terza fase, ancora tutta da definire, si prevede la musealizzazione nel Diocesano di Arte Sacra di Ozieri, con l’auspicato contributo anche della Fondazione Banco di Sardegna.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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