La Nuova Sardegna

Sassari

«Basta violenza nelle nostre strade»

di Giovanni Bua
«Basta violenza nelle nostre strade»

Dossier dei Riformatori: «Sono ormai decine gli episodi drammatici. È ora di investire in strutture ed educazione»

19 novembre 2015
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SASSARI. Una ventina di allarmanti episodi nell’ultimo anno e mezzo. Con noia, disagio, bravi ragazzi e micro e macro delinquenza che si sfiorano, si mischiano, si scontrano. E producono pestaggi, risse e aggressioni. Ma anche auto, cassonetti, addirittura un Ludobus, danneggiati o bruciati. Insieme a bar, negozi, giardini, chioschi, preda di vandali e piccoli rapinatori.

I dati. Episodi che non fanno di Sassari una città violenta, come confermano, ad esempio, i dati del Sole 24 ore che in una classifica nazionale sulle 106 città pericolose relativa al 2014 la colloca al 56esimo posto (comunque la peggiore dell’Isola). Ma che aumentano una diffusa percezione di insicurezza. Che, in un territorio che ambisce a funzioni metropolitane, ma tiene molto al suo stile di vita da “provinciale”, rimasto uno dei pochissimi valori aggiunti di un territorio in caduta libera, diventa intollerabile.

Il cambio di passo. A chiedere un cambio di passo nella gestione dei problemi arrivano i Riformatori. Che in un articolato dossier curato dai vertici provinciali del partito, mettono in fila tutti gli episodi a partire da febbraio 2014 (per la sesta volta in tre anni danneggiato il bar dei giardini di via Venezia) fino alla rissa italo-spagnola dello scorso 1 novembre, passando per il 70enne preso a calci e testate in via Brigata Sassari a marzo 2014, al 27enne pestato in piazza Università pochi giorni dopo, e ancora al 41enne massacrato e abbandonato di fronte alla sala Bingo ad agosto 2014, o al 25enne aggredito in piazzale Segni a ottobre. E ancora il porta pizze preso a colpi di casco in viale Umberto ad aprile 2015, l’uomo picchiato da due giovani mentre, all’una del mattino, rientrava a piedi con la fidanzata in piazza Tola ad agosto, il ragazzo senegalese massacrato nella parte alta di via Roma a novembre.

La percezione. «Siamo certi che non dominano i delinquenti – attaccano Michele Solinas, Vincenzo Corrias e Giacomo Crovetti – ma che i cittadini comincino ad avere una percezione di insicurezza questo sì. Serve prevenzione, programmazione, educazione alla legalità soprattutto in presenza di nuovi fenomeni di devianza giovanile. E poi qui parliamo di fatti accaduti nelle ore tarde o notturne dove la sensazione è di un forte ridimensionamento della presenza delle forze di polizia sul territorio».

Videosorveglianza. «Certo i numeri a disposizione non aiutano– continuano – ma perché non realizzare un deciso investimento infrastrutturale mettendo in piedi un diffuso e capillare sistema di videosorveglianza? La videosorveglianza, come misura di prevenzione situazionale, prima nei Paesi del Nord Europa e, successivamente, anche in Italia, rientra oggi in un orientamento generalizzato a livello internazionale. E, come dice un’indagine del Sole 24 ore datata 2005, in un capoluogo di provincia su 2 e in tutti i comuni con oltre 40mila abitanti risulta attiva ormai un'infrastruttura di video-sorveglianza. Anche a Sassari esiste una videosorveglianza, ma 39 telecamere in una Città dal territorio comunale più esteso d'Italia è roba da ridere. Nessuna telecamera nel terminal degli autobus di via Padre Zirano, poche nelle frequentatissime piazze centrali e via Roma, ma soprattutto focalizzate su obiettivi istituzionali , quindi non ad ampio spettro. Assenza completa nelle zone periferiche e nelle borgate, insufficienti nel Centro Storico. Che fine hanno fatto le possibilità offerte da dal Programma Operativo Nazionale 2000-2006 e nell’accordo di programma quadro Emanuela Loi e quelle più recenti offerte dalla Regione al margine del progetto giustizia?».

La soluzione. «Appare evidente – chiudono Solinas, Corrias e Crovetti – come i nostri amministratori non sappiano che pesci prendere. Forse perché il problkema è più grande di loro. Ma questo non li esime dal cercare una soluzione. Per questo chiediamo al sindaco un forte impegno in questo senso coinvolgendo gli attori principali della socialità sassarese: istituzioni, categorie professionali, onlus impegnate nel sociale, parrocchie, scuole, sindacati, proponendo e programmando interventitecnologici e formativi in grado di supportare l’attività di ordine pubblico. L’auspicio è che questa volta non si faccia orecchio da mercante».

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