La Nuova Sardegna

Sassari

Campo rom non idoneo, servono soluzioni

Campo rom non idoneo, servono soluzioni

Il Comune lavora per trovare alternative. Progetto “Romanì”, borse lavoro per quattro donne

28 novembre 2015
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PORTO TORRES. «Il campo rom di “Ponti Pizzinnu”, come si presenta allo stato attuale, non è idoneo e come amministrazione ci stiamo attivando per costituire il comitato di gestione che possa prendere in mano la situazione». Parole dette, ieri mattina, dall’assessore ai Servizi sociali, Sebastiano Sassu, in occasione della presentazione del progetto “Romanì” nella sala conferenze del Museo del Porto.

Il campo sulla strada di Funtana Cherchi rimane infatti una sorta di polveriera a cielo aperto, che ha costretto diverse famiglie che volevano vivere dignitosamente a scappare da un agglomerato di baracche dove regnano topi, blatte e non mancano le risse violente tra famiglie.

Il sindaco di Alghero ha chiuso il capo sosta e trovato una soluzione alla sistemazione dei rom, seguendo anche i suggerimenti dell’Asce di Irene Baule, l’amministrazione turritana è ancora indecisa sul da farsi. Ritornando al progetto “Romanì”, finanziato con fondi comunitari gestiti dall’assessorato regionale dell’Assistenza sociale e compartecipazione del Comune, è stato realizzato per affermare i diritti d’integrazione e costruire reti con il mondo produttivo e del terzo settore a favore della comunità rom. Le beneficiarie sono state 4 donne di età compresa tra i 18 e i 40 anni, emarginate dai percorsi lavorativi e provenienti da contesti socio familiari svantaggiati: dal 27 novembre 2014 al 26 novembre 2015 sono state inserite in due aziende, operanti nel settore della promozione culturale e della manutenzione del verde pubblico, mediante lo strumento delle borse lavoro.

Durante il tirocinio di reinserimento lavorativo hanno beneficiato di una borsa lavoro mensile di 600 euro e di un rimborso spese viaggio forfettario per l'intera durata del progetto, a fronte di un impegno lavorativo di 32 ore settimanali per un periodo di 12 mesi. I risultati ottenuti confermano che con le iniziative adeguate, buon senso, disponibilità e partecipazione si possono superare barriere e pregiudizi, valorizzare con rispetto i diritti di tutti. (g.m.)

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