La Nuova Sardegna

Sassari

Infermieri in rivolta: «Emergenza continua»

di Vincenzo Garofalo
Infermieri in rivolta: «Emergenza continua»

I sindacati lamentano sovraffollamento nei reparti, carenza di organico e strutture fatiscenti

01 dicembre 2015
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SASSARI. Carenza di organico, sovraffollamento di pazienti, scarsa programmazione, strutture inadeguate e in gran parte fatiscenti. Per i sindacati l’ospedale Santissima Annunziata e le sanità sassarese sono condannati dai fatti e da una cattiva gestione a un’emergenza continua. A iniziare dai molteplici casi di infezioni batteriche che si stanno verificando a catena fra i pazienti in queste ultime settimane. «È certo che il sovraffollamento dei reparti, con utilizzo indiscriminato di barelle, spesso obsolete, non può che acuire il rischio che si verifichino casi di infezioni da ceppi batterici ipervirulenti», commenta Gianmario Sardu, rappresentante Cisl e Rsu alla Asl di Sassari.

«I reparti internistici del Civile – continua – non sono dotati di stanze di isolamento, quindi è ovvio che in caso di emergenza affiorino tutti i limiti di un'organizzazione discutibile. Difficoltà che si ripercuotono anche sui reparti di area chirurgica che, dovendo spesso ospitare degenti di altre specialità, sono coinvolti in questo pericoloso meccanismo, con possibili conseguenze negative anche sui pazienti chirurgici. Purtroppo l'utilizzo di barelle e letti aggiuntivi da extrema ratio in caso di emergenza è diventato una costante. Se a questo aggiungiamo che l'organico del personale sanitario è sottodimensionato, è chiaro che, malgrado l'impegno profuso da ogni figura professionale, le criticità in ogni reparto aumentano inevitabilmente».

Sulla stessa linea di Sardu è il segretario territoriale della Cisl Fp, Antonio Monni. «Da anni – spiega – denunciamo situazioni limite senza che la direzione muova un dito per intervenire in maniera decisa. Il blocco del turn over, gli organici ridotti, il sovraffollamento dei reparti internistici e non, la mancanza di una chiara pianificazione delle emergenze, portano inevitabilmente a situazioni di rischio. Pare che l'obiettivo unico sia il contenimento della spesa, più che legittimo, ma non può ricadere sulla qualità delle prestazioni sanitarie, né ovviamente deve essere pagato dal personale sanitario».

Non meno caustica l’analisi di Alessandro Nasone, segretario territoriale Nursing Up: «La situazione che in questo ultimo mese vivono i nostri reparti riguardo alla nuova ondata di infezioni, non ci sorprende. Da anni scriviamo che i reparti vivono nel caos, che almeno il 40 per cento delle infezioni contratte dai degenti sono ospedaliere. Certo – aggiunge – queste sono un ceppo pericoloso e necessitano di misure come l'isolamento. Casi simili si verificano perché le strutture fatiscenti e la carenza cronica di personale favoriscono il passaggio dei batteri: è necessaria, con il concorso della Regione, un’adeguata politica di edilizia sanitaria, sul personale e sulla sua formazione, altrimenti ogni sforzo compiuto per abbattere le infezioni in ospedale sarà inutile».

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