La Nuova Sardegna

Sassari

Mario Dossoni nuovo garante dei detenuti

di Giovanni Bua
Mario Dossoni nuovo garante dei detenuti

Sociologo e professore universitario: «Vengo in punta di piedi per aprire il carcere alla città»

14 gennaio 2016
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SASSARI. Onorato, perché quando ha partecipato al bando comunale per sostituire Cecilia Sechi non pensava di essere preso in considerazione. Prudente, perché in un ambiente complesso come quello carcerario si entra in punta di piedi e si parla solo dopo che si sà. Entusiasta, perché dopo una vita spesa viaggiando tra Roma e Pavia, nelle cui università insegnava sociologia e ricerca sociale, non poteva trova modo migliore di impiegare la sua fresca pensione e riallacciare i rapporti mai chiusi con la sua Sassari che quello di «portare la città dentro il carcere. E fare diventare il carcere una opportunità per la cultura, la musica, il cinema, l’arte e le tradizioni cittadine».

Sa bene di quel che parla Mario Dossoni, nominato martedì dal Consiglio comunale nuovo garante dei diritti delle persone private della libertà personale. Per lui 24 voti (nove voti sono invece andati a Simonetta Sotgiu). Nato a Nughedu San Nicolò nel 1948 Dossoni è stato a lungo docente dell’università di Pavia dove ha insegnato sociologia, ricerca sociale, sociologia dell’ambiente e del territorio. Lì è nata la “passione” per il mondo carcerario. «Ero il referente dell’università per i rapporto con le carceri. E ho lavorato anche con la Provincia – racconta –. Mi hanno sempre interessato i meccanismi di reinserimento degli ex detenuti una volta usciti, ma anche in attesa di uscire dal carcere. Ma anche il rapporto che si crea tra la città e il carcere. Soprattutto con i diversi settori della cultura cittadina. Per i detenuti qualsiasi incontro con l’esterno è frutto di enorme arricchimento, oltre che di “allentamento” della tensione. Spesso bastano poche ore a settimana per riempire il tempo di un recluso. Ma trovo che anche per la città sia volano di enorme crescita entrare dentro il carcere e non farlo solo con i volontari ma con i produttori di arte e cultura». I 41-bis di Bancali non lo preoccupano: «Ho avuto contatti con realtà simili a Voghera – spiega – certo a Bancali è diverso, visto che è la prima struttura costruita ad hoc per ospitare i 41bis. Avrò modo di confrontarmi con questa realtà, e soprattutto con quella dei “comuni”. Parlando chiaramente prima con chi di dovere. E partendo dal tanto di buono che è stato fatto da chi mi ha preceduto».

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