La Nuova Sardegna

Sassari

Facciata ristrutturata ma la Soprintendenza ordina: tutto da rifare

di Gabriella Grimaldi
Facciata ristrutturata ma la Soprintendenza ordina: tutto da rifare

Gli abitanti della zona delusi, la novità piaceva a tutti L’impresario dovrà cambiare il colore e togliere i fregi

26 marzo 2016
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SASSARI. Non si era ancora spenta l’eco dei commenti positivi sulla ristrutturazione di una palazzina di pregio in via Torre Tonda che finalmente avrebbe dato un po’di smalto a una strada importante del centro storico segnata dall’incuria e dal degrado architettonico, che due giorni fa sulla facciata del numero civico 7 è ricomparso il ponteggio tolto la settimana precedente. Gli abitanti e gli operatori della via pedonale si sono così resi conto che gli operai, un’impresa di Nughedu San Nicolò, avevano ripreso a lavorare staccando dalla facciata parti che avevano piazzato pochi giorni prima. Il titolare, sconsolato, a dirigere i lavori dopo l’ordine di smantellare la facciata arrivato con una lettera della Soprintendenza. «Così come è stato realizzato l’esterno della palazzina non va bene - hanno detto in sostanza all’impresario i funzionari dell’ente -, non è compatibile con le mura medievali e soprattutto non è conforme al progetto presentato in Comune». Una parte della cinta muraria cittadina è visibile in un tratto separato dalla palazzina da un altro stabile in vendita da cui occhieggiano infissi in alluminio anodizzato oro e ulteriori elementi tipici della “mala architettura” risalente agli anni Settanta. Le mura poi, versano in condizioni discutibili visto che sono ancora oggi abitate e quindi macchiate da alcune finestrelle, “decorate” da una grande antenna tv che sporge sulla strada e infestate da piante rampicanti frutto, se ne deduce, della totale assenza di manutenzione.

Grande la sorpresa dei titolari dei tanti locali e bar che sono sorti negli ultimi anni nel tratto pedonale. Soprattutto d’estate lì si crea una bella atmosfera con i tavolini all’aperto che danno vita a un unico ristorante sotto le stelle, la musica e l’intrattenimento: così il tentativo di dare il via alla rivitalizzazione del centro storico sembra essere riuscito. Ecco perché la ristrutturazione di una facciata viene accolta con entusiasmo non solo da chi ci vive e lavora ma anche da chi ci passa tutti i giorni e ama quell’angolo di città un po’ sgarruppato ma potenzialmente bellissimo.

«Siamo furibondi - dice Piero Tedde, titolare di una sartoria storica proprio di fronte alla palazzina-. Di sicuro ci sarà stato qualche problema nella realizzazione dell’opera ma non bisogna dimenticare che fino a qualche tempo fa al suo posto c’era un rudere pericolante. Ma cosa c’era di così brutto da dover provocare un simile trambusto?». C’è da eliminare uno zoccolo di tufo sassarese color avorio alto circa un metro e l’arco della stessa pietra che circonda il portone d’ingresso (prima al suo posto c’era una serranda arrugginita), le cornici di tufo degli infissi in legno che sono stati completamente recuperati e poi la ditta dovrà ridipingere di giallino la facciata che era stata realizzata in rosso mattone come tutte le altre presenti dall’altro lato della via. A quanto pare i titolari dell’impresa, che non vogliono parlare ma eseguire al più presto gli ordini della Soprintendenza, avevano avuto l’ok sulla base di un progetto di ripristino della facciata che poi non è stato rispettato. «Ci eravamo illusi che in primavera la strada sarebbe stata più bella - dice tuttavia la titolare del bar Accademia Rosa Muresu - e invece adesso c’è di nuovo il cantiere. E pensare che avevamo dovuto chiudere il giardinetto che il Comune ci ha affidato perché cadevano calcinacci dal rudere che poi sembrava essere rinato con il lavoro di questi artigiani».

Intanto diversi passanti stanno con il naso all’insù e scuotono la testa: sono critici perché a tutti la ristrutturazione della palazzina dei primi del Novecento era sembrata una bella novità. In tanti, dicono i negozianti, si fermavano a scattare una foto, segno che fa piacere vedere qualche segnale di ripresa in centro storico.

«Noi avevamo già preso in affitto una parte del piano terra per aprire una pizzeria d’asporto - afferma Beatrice Loi, titolare col padre del ristorante appena più su -, adesso non so cosa succederà. In ogni caso è un danno per tutta la zona». E in tanti, pur capendo che le ristrutturazioni in centro storico devono seguire prescrizioni precise e non possono essere lasciate alla fantasia di chi le esegue, non possono fare a meno, guardandosi intorno, di cogliere svariati insulti al decoro: dai cassonetti in bella vista davanti alle mura, ai motori dei condizionatori sui balconi d’epoca, alle parabole, ai panni stesi. Per “farsi del male”, infine, è sufficiente rivolgere lo sguardo verso Turondola, la torre tonda medievale, appunto, soffocata da un’anonima palazzina.

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