La Nuova Sardegna

Sassari

La gestione del campo rom all’esame del Comune

di Gavino Masia
La gestione del campo rom all’esame del Comune

Dopo sei anni si è riunito il comitato che si occupa delle attività dei nomadi L’assessore Sassu: «Il rispetto delle regole favorisce convivenza e integrazione»

29 marzo 2016
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PORTO TORRES. A distanza di circa sei anni si è ricostituito il comitato di gestione del campo nomadi che dovrà sovrintendere alle attività dell’accampamento di Ponte Pizzinnu e che ospita diverse famiglie. L’organismo tecnico-politico si è riunito la scorsa settimana nel palazzo comunale alla presenza di consiglieri comunali, tecnici dei Servizi sociali e delegati della comunità Rom per una prima presa di contatto sulle problematiche che persistono nel campo alla periferia della città. «Abbiamo caldeggiato la riattivazione del comitato di gestione perché lo riteniamo un organismo di garanzia sia per gli abitanti del campo che per i cittadini – ha detto l’assessore alle Politiche sociali Sebastiano Sassu –, e nel primo incontro abbiamo ribadito ai rappresentanti dei Rom l’importanza del rispetto delle regole per favorire la convivenza tra le famiglie, migliorare l’integrazione e assicurare la scolarizzazione ai ragazzi». La ricerca del dialogo è alla base della convivenza, secondo l’assessore, e il confronto dovrà consentire di risolvere tutti insieme quei problemi che fino ad oggi possono aver creato una distanza tra la popolazione e gli abitanti del campo Rom. Le famiglie Rom di Ponti Pizzinnu continuano a vivere in condizioni precarie: rifiuti di ogni genere e il proliferare di topi enormi, che si infilano all’interno delle baracche di legno e divorano le già poche riserve di alimenti custodite nelle dispense. Gli arredi appaiono consumati dall’umidità e, quando piove, l’acqua spesso allaga gli spazi precari rendendo impraticabili gli ambienti. Anche l’associazione Asce, che affianca e supporta le famiglie Rom residenti al campo di Ponti Pizzinnu, aveva denunciato alcuni mesi fa la situazione degradata del campo sosta nomadi per mancanza di manutenzione e per sovraffollamento. La stessa associazione aveva suggerito all’amministrazione comunale, sin dal primo incontro, diverse ipotesi di reperimento alloggi e assegnazione degli stessi alle famiglie Rom: ossia progetti di restauro da avviare con la facoltà di Architettura di Alghero, che supporta Asce e condivide finalità e metodi di inclusione. Mancando risposte concrete da parte del Comune sulle ipotesi avanzate, però, diverse famiglie (caratterizzate dalla presenza di molti bambini e diversi disabili) hanno deciso autonomamente di lasciare il campo e di trovare case abbandonate in cui trasferirsi anche fuori dal Comune di Porto Torres. Una di quelle famiglie (con tre figli minori) ha occupato da un paio di mesi lo stabile di proprietà della Rete ferroviaria italiana, in via Ponte Romano, perché dentro il campo sosta vivevamo in ncondizioni disastrose. Dal campo vedevano spuntare topi, scarafaggi e animali di tutti i tipi, anche dentro il forno. Per l’assessore Sassu è dunque necessario calendarizzare le riunioni per discutere periodicamente i temi da affrontare: «L’obiettivo per tutti deve essere quello di lavorare per costruire un rapporto con la comunità e collaborare per allontanare ogni forma di pregiudizio».

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