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Sassari

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Una mostra fotografica per raccontare le gioie del calcio

Una mostra fotografica per raccontare le gioie del calcio

OSILO. Ha seguito la squadra per sei mesi, condividendone le trasferte, le attese, le gioie e le delusioni. E ha vissuto con i giocatori gli umori degli spogliatoi, la polvere dei campetti della...

30 marzo 2016
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OSILO. Ha seguito la squadra per sei mesi, condividendone le trasferte, le attese, le gioie e le delusioni. E ha vissuto con i giocatori gli umori degli spogliatoi, la polvere dei campetti della Terza categoria, i lunghi “terzi tempi” con gli avversari davanti ad un bicchiere di birra. Ne è risultato un racconto fotografico in cui i 90 minuti, la partita giocata rappresenta solo un tassello del mosaico, mentre le altre tessere parlano del dietro le quinte: le trasferte, lo spogliatoio, gli allenamenti, i visi, a volte tesi, a volte sciolti in un sorriso. E l’associazione culturale “Marigore” ha restituito tutto questo, in “Terza. Paura non abbiamo”, una mostra fotografica allestita con cura e con gusto, in cui gli scatti di Mauro Fiori, in rigoroso bianco e nero, più che dei fatti, restituiscono delle emozioni, più che i volti, le pulsioni che dietro quei volti si agitano. La mostra era integrata e arricchita da grandi pannelli che riportavano frasi di grandi personaggi sul calcio. “Nel calcio tutto è complicato dalla presenza della squadra avversaria” (Jean-Paul Sartre); “Io non gioco contro una squadra in particolare. Io gioco per battermi contro l’idea di perdere” (Eric Cantona); “Il calcio è straordinario proprio perché non è mai fatto di sole pedate. Chi ne delira va compreso, non compatito. E va magari invidiato, non deriso” (Gianni Brera). E “Marigore” la spiega così, “la fascinazione verso i linguaggi dell’arte ha alimentato, sin dalle origini dell’associazione culturale Marigore, il progetto di documentazione, attraverso la fotografia, dei momenti di aggregazione di una comunità, l’idea di un viaggio di indagine identitaria attraverso le dinamiche di relazione fra le persone e il luogo in cui vivono. … La squadra e i suoi giocatori che, elemento distintivo dell’ormai sciolta III Categoria, sono tutti più o meno giovani, più o meno motivati, dilettanti nel significato più gioioso del termine, o ex professionisti che, per le circostanze della vita, avevano appeso le scarpette al chiodo, diventano dunque protagonisti di un’ironica epica picaresca ma, in contemporanea, emblema dell’urgenza di vivere in società e di rapportarsi ai propri simili che è cifra delle infinite sfaccettature degli uomini”. Ora, gli “eroi” di quegli scatti hanno davvero appeso le loro scarpette al chiodo, perché la terza categoria non esiste più, e giocare in seconda comporta impegni e spese non sostenibili da dilettanti veri.

Mario Bonu

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