La Nuova Sardegna

Sassari

Il Dna dei cinghiali scagiona quattro cacciatori di Villanova

di Nadia Cossu
Cinghiali (foto Tore Serra)
Cinghiali (foto Tore Serra)

Erano accusati di aver ucciso due esemplari in una giornata non consentita dal calendario venatorio. Ma il sangue trovato nell’auto degli imputati non è risultato compatibile con quello degli animali

17 aprile 2016
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VILLANOVA MONTELEONE. Il sangue trovato nella macchina degli imputati non apparteneva ai cinghiali uccisi e questo elemento è stato determinante perché venissero scagionati.

Si è concluso venerdì mattina con una sentenza di assoluzione il processo a carico di Quirico Meloni, 43 anni, Salvatore Meloni, di 35, Giuseppe Agnesa, di 49 e Costanzo Luiu, di 62 anni. Tutti erano accusati di aver violato alcuni principi della legge 157 dell’11 febbraio 1992 che prevede tutta una serie di disposizioni in materia di caccia. Una legge che disciplina l'attività venatoria con un lungo elenco di norme che se non rispettate vengono punite anche con sanzioni penali (come previsto dall’articolo 30 della stessa legge).

Secondo l’allora pubblico ministero Gianni Caria gli imputati avrebbero trasgredito a una di queste norme. Lo avrebbero fatto il 19 gennaio del 2012 quando – sempre a detta dellas Procura – avrebbero «abbattuto due cinghiali con munizione spezzata, vietata dalla legge, in giornata non consentita dal calendario venatorio». E per questo tipo di violazione la legge stabilisce che si proceda penalmente.

Il processo si è celebrato con rito abbreviato, così come chiesto dagli avvocati della difesa (Sergio Milia per Agnesa e Luiu e Antonio Passino per i due Meloni) condizionato all’esame del Dna sui campioni di sangue rinvenuti all’interno dell’auto usata dagli imputati. Le tracce ematiche erano state ritrovate in alcune parti dell’abitacolo all’indomani del fatto, i controlli dentro la macchina erano stati infatti disposti dalla Procura della Repubblica che aveva ricevuto la denuncia.

Ma quelle chiazze di sangue non sono però risultate compatibili con il Dna dei cinghiali uccisi durante la battuta di caccia. Impossibile, dunque, stabilire che fossero stati i quattro ad ammazzarli e quindi nessuna responsabilità poteva essere attribuita agli imputati.

In sede di dibattimento gli avvocati Milia e Passino hanno spiegato che, mancando la prova di colpevolezza, i loro assistiti dovessero per forza di cose essere assolti. E il giudice Pintore ha accolto la loro tesi e ha scagionato i due Meloni, Agnesa e Luiu dall’accusa.

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