La Nuova Sardegna

Sassari

A Bonorva la sfida è fra due medici

di Pinuccio Saba
A Bonorva la sfida è fra due medici

Massimo D’Agostino e Antonello Zanza si confrontano su lavoro, impresa, imposte comunali, agricoltura e cultura

15 maggio 2016
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BONORVA. Quello del prossimo 5 giugno sarà un confronto fra “camici bianchi”. Ma non solo. Massimo D’Agostino che guida la lista “Insieme per Cambiare per Bonorva” e Antonello Zanza che propone la lista “Paris per Bonorva” daranno vita anche a una competizione elettorale che mette in campo due modi diversi di fare politica: incentrato sulla passione quello di D’Agostino, sulla perfetta conoscenza dei meccanismi amministrativi quello di Zanza.

Massimo D’Agostino ha 46 anni, è medico nel carcere sassarese di Bancali, nonché amico del suo “avversario”, ha selezionato una lista di esordienti, tranne un consigliere comunale uscente. «Non sono tutti giovani, diciamo metà e metà, ma sono tutti preparati, competenti, inseriti nella vita sociale di Bonorva. Ma alla base di tutto c’è la passione per la voglia di fare, la passione per spendersi per il paese».

Antonello Zanza è un politico di lungo corso: medico e dirigente del 118, è stato sindaco dal 2001 al 2006, consigliere provinciale, ora è consigliere comunale di opposizione. Per un singolare caso della vita (ma nei piccoli centri non è un fatto raro) D’Agostino è stato assessore ai Lavori pubblici proprio nella giunta Zanza e questo particolare spiega il reciproco rispetto e la reciproca stima. «Il problema principale – spiega Zanza – è superare i tagli ai trasferimenti e il patto di stabilità che ci impedisce di spendere le (poche) risorse che abbiamo e di accendere mutui. Bloccando la capacità di spesa e di indebitamento dei piccoli centri, agli amministratori non resta che una strada: violare il patto di stabilità. Mi denuncino pure, mi sequestrino lo stipendio da sindaco, ma io non voglio fare e non farò il gabelliere per lo Stato centrale».

Tenuta Mariani. È un po’ il punto di partenza comune nel programma dei due candidati. Che con l’altra tenuta, l’Ente Manai, conta 1200 ettari di terreni fertili e pascolo, sia D’Agostino sia Zanza vorrebbero far diventare il cuore pulsante delle attività agro zootecniche di Bonorva. «Quello delle campagne è un patrimonio che non solo non possiamo perdere ma che dobbiamo potenziare, evidenziando le nostre produzioni di eccellenza, le peculiarità che caratterizzano il nostro territorio – spiega D’Agostino –. Non è possibile, ad esempio, che debba trovare sugli scaffali dei supermercati il pane Zichi prodotto ad Assemini o a Fonni. Niente da eccepire sulla qualità, ma il pane Zichi è bonorvese, fa parte del nostro patrimonio culturale. E poi dovremo lavorare perché i nostri prodotti escano dalla cinta daziaria del paese, perché i nostri imprenditori facciano “rete”. Va anche detto che il mondo delle campagne sta cambiando, grazie all’arrivo delle nuove generazioni. E questo dovrebbe facilitare il passaggio alla modernizzazione soprattutto del marketing».

«Agricoltura e allevamento sono patrimonio quasi genetico dei bonorvesi e da li non si può che ripartire – sostiene Zanza –. Affiancando all’agricoltura e all’allevamento il turismo. Certo, occorrono le risorse e noi dobbiamo andare a prenderle grazie ai Pac, i piani comunitari per l’agricoltura. Ovviamente l’amministrazione comunale può fare da tramite per gli imprenditori, realizzando quella collaborazione pubblico-privato che consente di affrontare il mercato con maggiore incisività. La tenuta Mariani è l’ideale per portare avanti questi progetti, il Comune l’ha acquistata quando era sindaco e mi sembra diabolico perdere questa opportunità. Imprese che non possono essere lasciate sole, che dobbiamo sostenere in qualche modo. E visto che i tagli alle imposte dovranno essere limitati, per ragioni di bilancio, l’unico sistema è ricorrere al baratto amministrativo».

Cultura. Anche in questo caso il Comune deve instaurare un nuovo rapporto con i cittadini che non devono attendere che tutto cali dall’alto. «È necessario puntare sulla creatività, non abbandonare le nostre ricchezze storico-archeologiche, valorizzarle magari grazie alle cooperative che già operano o che si possono formare a Bonorva – aggiunge Massimo D’Agostino –. Dobbiamo provare a coinvolgere i privati anche in questi settori. Non solo produzioni enogastronomiche, ma utilizzare le emergenze archeologiche come Rebeccu o come le domus de janas di Sant’Andria». «Magari mettendole in Rete – sostiene Zanza – o creando una rete che metta insieme la Cappadoccia, Malta, Micene. Un viaggio virtuale che possa poi trasformarsi in viaggio reale, che attiri i turisti a Bonorva».

Servizi. «Abbiamo l’esigenza di rendere migliore la vita a chi decide di restare a Bonorva – dice D’Agostino –, a quei giovani che non abbandonano Bonorva, agli anziani. Con servizi mirati ed efficienti, dare insomma una prospettiva di vita migliore per tutti». «È importante evitare la desertificazione dei servizi sanitari di base – sottolinea Antonello Zanza – come i Punti di Primo Intervento e soprattutto evitare che i nostri ammalati o i nostri anziani finiscano in strutture lager. Per questo è necessario sostenere e sfruttare le leggi regionali come “Ritornare a casa” per l’assistenza domicilare ai disabili o alle persone non più autosufficienti. Anche questo è un segno di civiltà e buona amminiustrazione».

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