La Nuova Sardegna

Sassari

La ex Sarda Carni: una bomba ecologica

di Luigi Soriga
La ex Sarda Carni: una bomba ecologica

L’azienda fallita nel 2002 è stata sequestrata dai vigili urbani: nei 4 ettari vicino a San Giovanni rifiuti pericolosi di ogni tipo

09 giugno 2016
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Fino a una ventina di anni fa era un’azienda all’avanguardia nella lavorazione, confezionamento e commercializzazione della carne. Dal 2002 in poi si è trasformata in una discarica a cielo aperto, una vera e propria bomba ecologica a due passi dalla città. Da ieri l’area di quattro ettari con ingresso sulla 131 (superata Li Punti e cento metri prima del bivio per San Giovanni) si trova in regime di sequestro preventivo disposto dall’autorità giudiziaria. I rifiuti speciali e pericolosi sono disseminati in 39 siti, e abbandonati sul terreno o all’interno delle strutture industriali si trova davvero di tutti. Anche materiale inquinante liquido che in tutti questi anni ha finito per sversarsi nel suolo.

Ieri mattina gli agenti della polizia locali hanno apposto i sigilli su tutte le parti compromesse del lotto. Hanno anche segnalato al magistrato l’ex amministratore delegato della Sarda Carni, Massimo Fusar Imperatore, che ha guidato l’azienda dal 1979 al 2002. Ma nel fascicolo depositato in Procura compare anche il titolare della Setam Srl, che aveva rilevato la Sarda Carni dal 2006 al 2008. Per entrambi il reato contestato è inquinamento ambientale e deposito incontrollato di rifiuti pericolosi e speciali.

È stata proprio la polizia municipale a rilevare la discarica e ad avviare l’indagine. Tutto è nato per caso. I vigili dovevano notificare un provvedimento alla famiglia Fusar, che nel frattempo aveva ottenuto dal curatore fallimentare la possibilità di avere in affitto l’abitazione all’interno dell’area industriale. Quindi si sono presentati circa due settimane fa e varcato il cancello, hanno notato una serie di vetture parcheggiate in un ampio spiazzo. Le auto erano in evidente stato di abbandono. Ma dando un’occhiata intorno, lo stato di degrado era diffuso in ogni angolo. C’erano furgoni con celle frigo che cadono a pezzi, fusti con idrocarburi, materiale di risulta, filtri motore, batterie esauste, parti di macchinari, materiale ferroso, plastica. Cumuli e vetture spesso nascosti all’interno di una folta vegetazione, visto che la maggior parte del terreno ormai è diventato incolto. E proprio per monitorare in maniera approfondita l’estensione della discarica, in particolare nelle zone inaccessibili, il comandante Gianni Serra ha utilizzato l’aeromobile drone dotato di telecamera ad alta risoluzione. E la ricognizione ad alta quota ha evidenziato che i cumuli di rifiuti erano disseminati e mimetizzate in moltissimi siti. Ora il problema vero sarà la futura bonifica dei quattro ettari. Infatti le operazioni di caratterizzazione spettano agli ex proprietari della Sarda Carni, che però nel fallimento pare abbiano perso tutto. E si parla di diverse centinaia di migliaia di euro per ripulire il terreno solo dalle auto e dai rifiuti di superficie. Ma se invece si va più a fondo, allora i costi di bonifica lievitano a dismisura e si ragiona nell’ordine dei milioni di euro. Considerando soprattutto che tutti i macchinari all’interno delle strutture sono ormai assimilabili a rifiuti speciali da smaltire, e che in quindici anni di inattività e mancata manutenzione il loro valore è pari a zero. Finora nelle aste giudiziarie che si sono susseguite non c’è stato un solo potenziale acquirente.

In Primo Piano
Il caso

Sassari, palazzina pericolante: sgomberate dodici famiglie

di Paolo Ardovino
Le nostre iniziative