La Nuova Sardegna

Sassari

Una firma sbagliata in Comune e così sfuma il servizio civile

di Barbara Mastino
Una firma sbagliata in Comune e così sfuma il servizio civile

Persa l’opportunità per i giovani di una borsa lavoro a causa di un banale errore da parte degli uffici La denuncia lanciata in Consiglio da Bruno Farina: «D’ora in poi occorrerà meno pressapochismo»

14 giugno 2016
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OZIERI. Un’altra occasione persa dal Comune di Ozieri, che per un difetto procedurale non è riuscito a partecipare al bando del Servizio Civile nazionale e a farsi inserire nell’elenco delle strutture ospitanti per il 2016. La segnalazione è stata fatta nell’ultima seduta del consiglio comunale dal consigliere di maggioranza, e presidente della commissione Servizi sociali e Sanità del Comune, Bruno Farina, che ha portato all’attenzione dell’assemblea civica quanto accaduto nelle scorse settimane: ovvero il rigetto della domanda presentata dal Comune a causa di un errore nella compilazione della stessa.

Il risultato è stato la perdita di un’opportunità di lavoro e di arricchimento curricolare per alcuni giovani ozieresi: dodici erano le unità richieste dal Comune, restava solo da capire quante sarebbero state alla fine le borse lavoro concesse. Occasione persa che brucia, in particolare al consigliere Farina che ai tempi in cui ricopriva il ruolo di assessore alla Cultura aveva lavorato parecchio per ottenere l’iscrizione del Comune di Ozieri all’albo nazionale e regionale con un progetto di inserimento dei giovani nelle strutture culturali comunali della biblioteca e del museo Alle Clarisse.

Tutto sfumato per quello Bruno Farina ha definito «un banale errore, semplicemente una firma sbagliata, che ha mandato a monte un progetto al quale tenevamo parecchio e che avrebbe potuto aprire le porte del mondo del lavoro a una dozzina di ragazzi di Ozieri. Una goccia nel mare, ma una grande opportunità di crescita personale e professionale secondo quanto prevede lo spirito del bando».

Il Servizio civile, come si sa, è quel progetto nato per impiegare per un anno quelli che un tempo si chiamavano “obiettori di coscienza”: ovvero i ragazzi che si rifiutavano di svolgere il servizio militare per questioni di principio o religiose. Una iniziativa che negli anni si è trasformata tantissimo, in primo luogo aprendo l’accesso alle ragazze (che in un primo momento erano ovviamente escluse perché non sottoposte a obblighi di leva) ma soprattutto ampliando le possibilità operative su tutto il territorio nazionale.

Se prima era solo un impiego in associazioni di volontariato o università, ora c’è la possibilità di svolgere le mansioni più diverse nei più di 15mila enti accreditati, dove attualmente operano quasi 30mila e 500 volontari. «Credo che la cittadinanza debba sapere – ha detto Farina – che l’impegno era stato preso, e chiedo anche che ci siano, da ora in avanti, meno pressapochismo, più attenzione e maggiore vigilanza da parte della componente politica sull’operato degli uffici comunali».

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