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Sassari

Costone a rischio sulle gallerie della 131 a Sassari, l’Anas: «Vigiliamo»

di Giovanni Bua
Costone a rischio sulle gallerie della 131 a Sassari, l’Anas: «Vigiliamo»

È stata confermata la situazione di pericolo, affidate le perizie tecniche per valutare le condizioni della parete rocciosa

17 giugno 2016
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SASSARI. Qualcosa si muove a Costa Chighizzu, il costone di tufo calcareo che incombe sulle gallerie all’ingresso di Sassari. E per fortuna non sono gli enormi pezzi di roccia che, secondo la denuncia di Tore Piana di Italia Unica, suffragata dal parere di qualificati studi di ingegneria, e dall’allarmata analisi contenuta negli allegati del piano urbanistico comunale di Sassari, potrebbero staccarsi da un momento all’altro e franare sulla sede stradale. Ma l’Anas.

Marcia indietro. Dopo aver negato che nel tratto di 131 di sua competenza ci sia alcun pericolo, fa una parziale quanto sostanziale marcia indietro. E annuncia che: «Sebbene l’estensione del costone sotteso tra le due gallerie sia esterno alla sede stradale della Anas, sta provvedendo ad affidare a soggetti altamente qualificati nel settore la redazione di studi geologici e geo-meccanici al fine di verificare le effettive condizioni di tutta l’estensione del costone, quindi non solo sul punto specifico segnalato, e contestualmente, l’esecuzione di accurati rilievi topografici.

Indagini. È inoltre intenzione di Anas di mettere a disposizione di tutti gli enti interessati a vario titolo alla gestione del territorio i dati raccolti, per ogni successiva valutazione sui provvedimenti più opportuni da adottare».

Vigilanza. Il pericolo c’è insomma, tanto che l’Anas sottolinea che «per quanto di competenza provvede con cadenza quotidiana ad effettuare il servizio di sorveglianza lungo tutta la rete affidata. La situazione del costone roccioso è ben nota ad Anas, ed è costantemente monitorata anche mediante sopralluoghi periodici di tecnici specializzati, al fine di garantire la sicurezza del traffico in transito sulla 131».

«Non possiamo che gioire – sottolinea il responsabile di Italia Unica Tore Piana, primo a denunciare il grave pericolo che incombe sulla testa di migliaia di automobilisti che transitano nel tratto della statale –. Perché finalmente qualcuno prende atto dell’esistenza del problema. Un bel passo avanti rispetto a quando si diceva che gli interventi di messa in sicurezza del 2006 erano sufficienti, quando palesemente non lo sono».

Preoccupazione. «La soddisfazione – continua Piana – lascia però immediatamente il posto alla preoccupazione. La risposta di Anas, oltre a tratteggiare una difficile attribuzione delle competenze, con il tratto di strada che coinvolge anche Comune e Regione, dà anche l’idea della lentezza con cui la macchina burocratica si sta mettendo in moto. Settimane per rispondermi, un incarico ancora da affidare. E poi valutazioni congiunte su cosa fare. E nel mentre tonnellate e tonnellate di roccia che gravano sulla testa delle persone. Bene le risposte, ma per favore si inizi a correre».

Situazione seria. Che la situazione di Costa Chighizzu sia seria d’altronde è cosa nota da anni. Come si sottolinea nella relazione contenuta nello studio di compatibilità geologica e geotecnica allegato al piano urbanistico di Sassari. Pagine nelle quali si configura un enorme rischio per la tenuta della parete, per nulla attenuato dai lavori di consolidamento ultimati nel 2007. Un giudizio che non ha bloccato il cammino del Puc solo perché «gli interventi previsti nel nuovo strumento urbanistico non sono incompatibili con le prescrizioni dettate dal piano di assetto idrogeologico», ma che sottolinea: «Al di sopra della prima galleria in direzione Sassari – continua la relazione – sono evidenti pozioni di costone in indubitabile stato di stress strutturale. Grosse fratture parallele al costone prive di riempimenti, che isolano discreti volumi nella parte alta del costone».

Interventi. Una bomba pronta a esplodere. Con il rischio che, secondo l’ingegnere Giovanni Patteri, tra i migliori specialisti in materia a livello nazionale ed autore di un intervento simile sul costone di Capo Caccia, potrebbe essere mitigato i tempi brevissimi con «la realizzazione di iniezioni di sigillatura con resine epossidiche ai fini di ridurre, l'infiltrazione dell'acqua lungo le linee di fatturazione».

E comunque risolto con tempi e costi più che ragionevoli. Ragionevolezza che per ora nessuno ha però dimostrato di avere se è vero che c’è voluto tempo prima di prendere coscienza del rischio.

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