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Sassari

Sassari, inchiesta “Divise sporche” nella polizia: Tanca torna in servizio

Sassari, inchiesta “Divise sporche” nella polizia: Tanca torna in servizio

Il tribunale del Riesame ha annullato l’ordinanza di sospensione dal lavoro per l’ispettore indagato

29 settembre 2016
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SASSARI. Torna in servizio, l’ispettore Pier Franco Tanca. Indosserà nuovamente la divisa e potrà riprendere a fare il lavoro della sua vita: il poliziotto.

Il tribunale del Riesame ieri ha annullato l’ordinanza del gip Michele Contini che il 21 agosto aveva disposto per Tanca una sospensione di due mesi dal servizio. Dieci in meno rispetto a quelli che aveva chiesto il sostituto procuratore Giovanni Porcheddu.

L’ispettore – probabilmente il più conosciuto tra i sette coinvolti nell’inchiesta sulla presunta corruzione nella sezione Volanti della questura – aveva pagato con la sospensione il fatto di essere finito nelle indagini sugli assistenti capo Gianluca Serra e Marco Fenu (i due sono anche stati arrestati, solo Fenu è stato scarcerato di recente).

Il gip lo aveva ascoltato per più di due ore, lui era stato molto collaborativo e aveva spiegato come era nata quella presunta falsità ideologica (che gli veniva contestata) contenuta in un verbale: «Ho controfirmato in buona fede» aveva detto. Ma il gip aveva comunque ritenuto che a carico del poliziotto sussistessero gravi indizi, anche rispetto all’accusa di avere mentito al pm che lo interrogò sull’episodio da cui scaturì l’inchiesta sui presunti casi di corruzione. I difensori di Tanca, gli avvocati Paolo Spano e Gianluigi Poddighe, in sede di riesame hanno insistito sulla buona fede del loro assistito sottolineando l’inopportunità di una sospensione: «È chiaro che non sussiste alcun pericolo di reiterazione del reato».

L’ispettore Tanca, poliziotto molto conosciuto in città e stimato dai colleghi, fino all’ultimo aveva creduto a Gianluca Serra, l’assistente capo figura centrale dell’inchiesta, l’unico ancora in detenzione ai domiciliari. Pier Franco Tanca era accusato di falsità ideologica insieme con i quattro agenti che parteciparono all’arresto di Roberto Lella, il 22enne al quale, secondo le accuse, Gianluca Serra rubò cinquemila euro durante una perquisizione domiciliare. Soldi – sempre stando alla ricostruzione della Procura – che l’assistente capo aveva diviso con il parigrado Marco Fenu e con il pregiudicato 21enne Lorenzo Fiori, che gli aveva dato l’informazione. Ora Fiori è in carcere (ma era già detenuto per la rapina al portapizze e per avere fiocinato la fidanzata). Secondo il pm tutti gli agenti sapevano che l’operazione era frutto di una “soffiata”, invece scrissero un’altra ricostruzione dei fatti nel rapporto di servizio. Ma che Pier Franco Tanca, come del resto i suoi sottoposti, non sapesse niente dei soldi spariti a casa di Roberto Lella è provato dalle intercettazioni eseguite dalla squadra mobile della questura. L’ispettore, semplicemente, si fidava di Serra. (na.co.)

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