Prezzo del latte in calo: «Mercato da calmierare»
La Cia Monte Acuto mette sotto accusa la Regione che non mantiene le promesse «Gli allevatori non devono accettare condizioni capestro dall’industria casearia»
OZIERI. Anche la Cia Monte Acuto prende parte attiva alle iniziative di protesta e di proposta promosse dalla direzione provinciale dell'organizzazione riguardo alla crisi del mercato del latte. Lo annunciano i vertici locali Cia, in prima linea già nella recente riunione sul tema svoltasi nei giorni scorsi alla presenza del presidente regionale Martino Scanu e di tutti i dirigenti provinciali.
Riunione nella quale si è posta al centro del dibattito la crisi del mercato del latte ovino «per cercare - spiegano i vertici Cia - di trovare qualche possibile soluzione a una situazione di mercato in forte stagnazione ed evitare così il tracollo di molte imprese agrozootecniche».
Nei prossimi giorni la Regione e tutti gli attori della filiera saranno chiamati ad adottare alcune importanti decisioni e la Cia, facendosi carico dei malumori e delle proteste degli associati, invita tutti «a mettere da parte polemiche e contrapposizioni e iniziare una nuova fase di collaborazione utile a salvaguardare il più importante comparto agricolo isolano».
Attraverso numerosi incontri territoriali, la Cia sta quindi portando avanti lo stato di agitazione per sollecitare interventi: «ma le posizioni e iniziative degli addetti ai lavori in Regione - dice il presidente provinciale Giovanni Canu - sono ad oggi in estremo ritardo e non si vede traccia del pacchetto di misure, già annunciato a più riprese nel passato, per stabilizzare il mercato dei prodotti lattiero-caseari. Finora - prosegue il presidente - le soluzioni adottate hanno riguardato la reiterazione delle deboli misure legate al Psr, che negli anni poco o niente hanno inciso sul problema e che infatti puntualmente si è riproposto. Le quotazioni attuali del pecorino romano, pur avendo subito un forte calo rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, si attestano su 6,35-6,55 euro al chilogrammo (dati Clal): sulla base di questo dato, pur consapevoli che non è l'unico che influisce sul prezzo finale del latte, non è possibile che alcuni trasformatori propongano agli allevatori contratti a prezzi stracciati del livello di 6 o 7 anni fa senza che ciò non appaia come una forte speculazione ai danni del comparto e delle stesse aziende ovicaprine».
«E' volontà della Cia - conclude quindi Canu - invitare gli allevatori a non accettare contratti capestro e nel contempo sollecitare la Regione ad adottare iniziative utili a favorire interventi stabili e duraturi». Primo fra tutti l'Organismo Interprofessionale, che serva a calmierare e programmare le produzioni e a regolare gli stessi flussi produttivi.