La Nuova Sardegna

Sassari

Fuggì dalla casa di riposo e morì, la Procura di Sassari chiede sei condanne

di Nadia Cossu
Fuggì dalla casa di riposo e morì, la Procura di Sassari chiede sei condanne

Si avvia a conclusione il processo in corte d’assise per abbandono di incapace e omicidio colposo. A Valledoria sette imputati tra coordinatori e dirigenti della residenza per anziani “Cristo Re”

11 ottobre 2016
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VALLEDORIA. Nicolò Carta, un pensionato di Trinità d’Agultu, era morto annegato dopo essersi allontanato dalla casa di riposo dove era ricoverato. Era ottobre del 2010.

Sono passati sei anni e il processo aperto per far luce sulla vicenda sta avviandosi alla conclusione. Ieri il pubblico ministero Maria Paola Asara ha concluso la sua requisitoria con sei richieste di condanna e una di assoluzione nei confronti di altrettanti coordinatori, membri del comitato esecutivo e del consiglio direttivo della residenza per anziani “Cristo Re” di Valledoria. Tutti accusati a vario titolo di omicidio colposo e abbandono di incapace. Si tratta di Silvana Solinas, Massimiliano Orrù (difesi dall’avvocato Agostinangelo Marras), Antonio Pes, Luisa Gaspa (assistiti da Paolo Spano e Gianluigi Poddighe), Marisa Spezziga (difesa da Pierino Arru), Giovanna Fadda (assistita sempre dall’avvocato Marras) e Giorgia Benvenuti (difesa da Gian Mario Fois). Il pm ha chiesto una condanna a un anno e quattro mesi per Benvenuti, Gaspa e Spezziga (per omicidio colposo in concorso) e tre anni e sei mesi per Solinas, Orrù e Pes (in questo caso viene contestato il più grave reato dell’abbandono di incapace).

In realtà il processo era nato per abbandono di incapace ma durante l’istruttoria dibattimentale si erano delineate con maggiore precisione le posizioni di ogni imputato. Il pm – nel caso di Benvenuti, Gaspa e Spezziga – ha ritenuto che non ci siano prove che le tre fossero «dolosamente consapevoli del fatto che la vittima fosse “incapace”» però le ha comunque considerate responsabili «a titolo di colpa» riqualificando il reato a loro carico come omicidio colposo, da qui la richiesta a un anno e quattro mesi. La Asara ha invece chiesto che Giovanna Fadda venga assolta.

Il pensionato Nicolò Carta morì dopo essersi allontanato dalla casa di riposo e secondo la Procura non furono osservati «i doveri di custodia e di cura sull’ospite che necessitava di particolari attenzioni in considerazione delle patologie dalle quali era affetto. Così consentendogli di allontanarsi e di cadere in una fossa poco distante scavata nel fango e riempita da acqua piovana» nella quale morì annegato. Il cadavere dell’anziano, che soffriva di amnesie, fu trovato immerso in un canale di scolmamento tra Viddalba e Valledoria.

A presentare l’esposto in Procura erano state le due sorelle della vittima assistite dall’avvocato Mario Perticarà, ieri sostituito in udienza dal collega Gian Mario Solinas (il legale ha chiesto una provvisionale di 30mila euro per ciascuna delle parti civili e un risarcimento da quantificarsi in separata sede). I familiari avevano chiesto che si accertasse se all’interno della struttura sanitaria fossero state adottate tutte le misure per garantire la sicurezza e impedire l’allontanamento degli ospiti.

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