La Nuova Sardegna

Sassari

Agricoltori e cavalieri in festa per San Gavino

di Gavino Masia
Agricoltori e cavalieri in festa per San Gavino

A Balai lontano la celebrazione per ricordare il martirio dei tre santi turritani In spiaggia il rito della benedizione e dei cavalli in acqua rilanciato da Etnos

26 ottobre 2016
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PORTO TORRES. Ieri mattina il calendario segnava la ricorrenza del dies natalis di San Gavino, ovvero la data del suo martirio, e tanta gente portotorrese e della vicina Nurra ha voluto ricordare in preghiera e processione il santo patrono della città.

Il raduno nello spiazzo della chiesetta di Balai lontano ad ascoltare le parole di don Mario Tanca, parroco di San Gavino, che celebrava la sua figura legata indissolubilmente a quella degli altri due martiri turritani Proto e Gianuario. Una vicenda comunque narrata in due passio di epoca medievale, nella quale si trovano i racconti dei martiri sardi, e per questo motivo da tempo è usanza officiare al mattino una messa in suo onore nella chiesa di Balai lontano. Piccola struttura tra terra e mare che, secondo la tradizione, rappresenta il luogo del martirio.

Al termine della funzione religiosa - usanza creata qualche anno dall’associazione culturale Etnos - si è mosso un corteo composto da soci in abito tradizionale di Porto Torres e cavalieri, che assieme ai fedeli si sono poi diretti verso la spiaggia di Balai.

Davanti all’arenile i cavalieri, dopo aver sfiorato con i cavalli l’acqua del mare, hanno ricevuto la benedizione del parroco, mentre sullo sfondo facevano sentire la loro presenza le barche ancorate in rada.

Il corteo verso la spiaggia di Balai con l'immersione in acqua e la benedizione è diventato nel tempo un rito dell’associazione per rendere omaggio a San Gavino, ma l’idea trae pure spunto dall'antica usanza documentata da alcuni viaggiatori dell'Ottocento e ben descritta dallo scrittore Enrico Costa. Si narra infatti che durante la Festha Manna, nel periodo della Pentecoste, i pellegrini che si recavano a Porto Torres dai centri dell'Isola per la festività, prima di ritornare alle loro dimore solevano immergersi col loro cavallo (con in groppa anche moglie e talvolta persino la prole) a voler ricevere simbolicamente la benedizione del Santo.

La consacrazione dell’acqua acquisiva come simbologia una valenza ancor più forte poiché San Gavino viene raffigurato, nell'iconografia tradizionale, spesso come un cavaliere e, secondo una tradizione leggendaria popolare, proprio a cavallo avrebbe recuperato dal fondo del mare l'ultima colonna necessaria all'ultimazione della Basilica romanica. L’iniziativa dell’associazione Etnos era mirata proprio ad una proposta che riportasse a quest'antica usanza durante dies natalis di San Gavino, adattandola alle necessità determinate dalla festività e dal luogo dove questo evento viene celebrato.

Una cerimonia che rivaluta in modo concreto le tradizioni turritane, grazie soprattutto all’impegno delle associazioni e alla disponibilità della parrocchia di San Gavino, e che conferma come la gente voglia ancora identificarsi con la propria presenza fisica in quel patrono che conta tantissimi proseliti in altre città italiane e della Corsica.

La presenza delle barche in mare associata ai cavalieri, inoltre, sta ad indicare in modo figurato la fusione e l'osmosi tra due culture che hanno dato vita alla città: quella agro-pastorale e quella marinara.

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