La Nuova Sardegna

Sassari

Thiesi, non si arresta l’inquinamento della valle

Thiesi, non si arresta l’inquinamento della valle

Da marzo continua a filtrare olio industriale dal terreno a S’Ortu de Palatu. Il Btz proveniente dal caseificio di Paolo Mannoni è arrivato fino a un fiume

04 novembre 2016
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THIESI. Continua a filtrare olio industriale dal terreno nella valle di S’Ortu de Palatu. La perdita di combustibile da un serbatoio di un caseificio, cominciata lo scorso marzo e oggetto di un’inchiesta della magistratura, non si arresta. E il Btz continua a colorare di nero la proprietà di un privato ed ad allungarsi minacciosamente verso un vicino corso d’acqua che si immette nel Bidighinzu. Il pericolo per l’ambiente è ancora costante, insomma, tanto che le recenti piogge, dilavando la terra, hanno spinto l’olio proprio verso il fiumiciattolo. Chiazze traslucide sono apparse sulla sua superficie, poi eliminate grazie all’intervento della società specializzata in bonifiche che ormai da mesi è impegnata nel non facile compito di ripulire la zona.

È un panorama stravolto quello che appare adesso nella valle. Oltre al catrame che si è insinuato in una vasta zona e che adesso sembra anche trasudare dalle rocce, ci sono anche i cinquecento sacchi da 14-15 quintali ciascuno, allineati in due spazi, e che contengono il terreno inquinato. E poi pompe e vasche di drenaggio dove l’acqua mischiata all’olio industriale viene fatta decantare. La conclusione della bonifica, intanto non sembra vicina. Ancora da eseguire una serie di carotaggi che erano stati previsti per individuare con maggiore esattezza dove e a che profondità, e possibilmente in quali quantità, l’olio si sia sparso nel sottosuolo. Insomma, il tempo passa e qualcuno non nasconde timori: il sopravvenire del maltempo potrebbe avere altri effetti sull’ambiente .

Continua intanto l’inchiesta della magistratura sassarese, nata da un rapporto presentato dal Corpo forestale e proseguita con il sequestro dell’area e l’intervento dei carabinieri del Noe, il nucleo speciale che aveva messo i sigilli anche al deposito da dove è partita la perdita. L’inchiesta è coordinata dal sostituto procuratore Mario Leo, che procede con l’ipotesi di reato di inquinamento ambientale colposo e ha indagato l’industriale caseario Paolo Mannoni, il quale aveva dichiarato di essere pronto ad assumersi le proprie responsabilità. L’inquinamento era venuto alla luce improvvisamente. Da una fonte era cominciato a sgorgare olio anzichè acqua e il proprietario, sbigottito, aveva chiesto un intervento. Ci sono volute diverse settimane per confermare che il Btz, come poi avevano stabilito gli esami chimici, proveniva dal caseificio, situato a un centinaio di metri dove si è verificato il fenomeno. Intanto il Comune ha preso in carico le bonifiche, poi di competenza di chi sarà dichiaratoresponsabile dell’inquinamento. (p.f.)

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