La Nuova Sardegna

Sassari

Discarica di Calancoi, stop alla bonifica

di Vincenzo Garofalo
Discarica di Calancoi, stop alla bonifica

La Regione blocca il progetto del Comune, l’assessore all’Ambiente Pinna: ci è stato chiesto di modificare alcuni interventi

26 novembre 2016
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SASSARI. La Regione blocca il progetto del Comune per la bonifica dell’ex discarica comunale di Calancoi. Uno stop inatteso a Palazzo ducale: «Alla conferenza di servizi che si era svolta lo scorso luglio con il ministero dell’Ambiente, l’Arpas, la Provincia di Sassari e il Comune, la Regione non aveva avuto nulla da ridire sul progetto, poi il mese scorso ha cambiato idea e ci ha chiesto di modificare il tipo di interventi», ha spiegato l’assessore all’Ambiente, Fabio Pinna, davanti alla sesta commissione comunale convocata dalla presidente, Valeria Fadda, proprio per discutere delle discariche.

Il progetto approvato in prima battuta prevedeva la realizzazione di sei pozzi a carotaggio continuo, in grado di garantire per altri vent’anni il controllo e il monitoraggio della collina di rifiuti in decomposizione. La spesa complessiva necessaria è di 575mila euro, ma a ottobre la Regione ha fatto dietrofront e ha chiesto al Comune di realizzare non pozzi a carotaggio continuo, ma a distruzione. «I pozzi a carotaggio continuo sono stati richiesti dal Ministero», hanno spiegato il dirigente e la funzionaria del settore Ambiente, Gian Marco Saba e Deborah Manca, «per questo e perché siamo convinti dell’utilità del nostro progetto, abbiamo risposto alla Regione spiegando i motivi della scelta dei pozzi a carotaggio continuo e ribadendo l’intenzione del Comune ad adottare questa soluzione. Stiamo aspettando una risposta definitiva, necessaria a far partire l’iter amministrativo per l’approvazione e aggiudicazione dell’appalto».

Intanto, sempre su Calancoi, il Comune ha ottenuto l’ok della conferenza di servizi per sistemare la recinzione e realizzare la copertura dell’ex discarica, con un progetto da 70mila euro. La copertura consentirà la riduzione del percolato dato che intercetterà il 90 per cento delle piogge, impedendo all’acqua piovana di penetrare nella collina di rifiuti che si è formata quando la discarica era attiva, dal 1983 al 1997. Non solo, il Comune ha chiesto all’Arpas di poter avviare un’ulteriore campagna di indagini sui pozzi privati nel raggio di un chilometro dalla discarica, ma prima di procedere è necessario il via libera di tutti gli enti coinvolti nella conferenza di servizi. A oggi, sono state analizzate le acque di 11 pozzi che si trovano attorno all’ex discarica. In base a un vecchio censimento ci sarebbero dovuti essere 21 pozzi nel raggio di un chilometro, ma le verifiche hanno rivelato che due sono stati chiusi e due sono inesistenti. Dei 17 pozzi esistenti, uno non è campionabile perché ha una profondità di oltre 150 metri, degli altri 16, cinque non sono stati controllati perché non è stato possibile contattare i proprietari. Le analisi svolte mesi fa sulle acque campionate nei pozzi e nelle falde superficiali, avevano fatto emergere la presenza di metalli pesanti come antimonio, arsenico, manganese e altri. Alcune concentrazioni sforavano leggermente i parametri di sicurezza, ma ieri in commissione, il geologo dell’Università di Sassari, Giacomo Oggiano, e l’ingegnere Antonio Fraghì, che hanno svolto studi e progetti su Scala Erre e su Calancoi (Fraghì fa parte dei professionisti che hanno redatto il piano di intervento sull’ex discarica), hanno spiegato che i residui di metalli pesanti sono naturali e relativi alla composizione geologica del suolo, escludendo una relazione diretta con la collina di rifiuti.

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