La Nuova Sardegna

Sassari

Morì dopo la fuga dalla casa di riposo, si riapre il processo

di Nadia Cossu
Morì dopo la fuga dalla casa di riposo, si riapre il processo

Valledoria, imputati 7 dirigenti e operatori della “Cristo Re” Nel giorno della sentenza il giudice chiede nuovi documenti

04 dicembre 2016
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VALLEDORIA. Nel giorno in cui era attesa la sentenza nel processo per la morte di Nicolò Carta, il giudice ha chiesto l’acquisizione di nuovi documenti riaprendo di fatto l’istruttoria dibattimentale. La vittima era un pensionato di Trinità d'Agultu morto annegato dopo essersi allontanato dalla casa di riposo dove era ricoverato: la “Cristo Re” di Valledoria. Era ottobre del 2010.

Per quel tragico episodio sono finiti a processo, accusati a vario titolo di omicidio colposo e abbandono di incapace, coordinatori e membri del comitato esecutivo e del consiglio direttivo della residenza per anziani. Per i sette imputati il pubblico ministero Maria Paola Asara ha chiesto sei condanne e una assoluzione.

Si tratta di Silvana Solinas, Massimiliano Orrù (difesi dall’avvocato Agostinangelo Marras), Antonio Pes, Luisa Gaspa (assistiti da Paolo Spano e Gianluigi Poddighe), Marisa Spezziga (difesa da Pierino Arru), Giovanna Fadda (assistita sempre dall’avvocato Marras) e Giorgia Benvenuti (difesa da Gian Mario Fois). Il pm ha chiesto una condanna a un anno e quattro mesi per Benvenuti, Gaspa e Spezziga (per omicidio colposo in concorso) e tre anni e sei mesi per Solinas, Orrù e Pes (in questo caso viene contestato il più grave reato dell’abbandono di incapace). Ha chiesto invece l’assoluzione per la Fadda.

L’avvocato Marras, a conclusione della sua discussione, aveva sottolineato il fatto che i suoi assistiti (Solinas, Orrù e Fadda) fossero imputati in qualità di presidente, legale rappresentante e componente del consiglio di amministrazione dell’associazione “Cristo Re”. Il legale aveva però aggiunto che il povero Nicolò Carta al momento del suo ingresso nella residenza per anziani fosse stato preso in carico dalla comunità “Nostra Signora di Fatima”. Due figure giuridiche differenti, quindi.

Due giorni fa, nella data fissata dal giudice per la sentenza, il colpo di scena in aula. Il presidente ha infatti emesso un’ordinanza con la quale è stata chiesta l’acquisizione dell’atto costitutivo e dello statuto della “Nostra Signora di Fatima”. Per chiarire, è evidente, ruoli ed eventuali responsabilità degli imputati con maggiore precisione. Il processo è stato quindi rinviato al 16 dicembre.

Dopo la tragedia, a presentare un esposto in Procura erano state le due sorelle della vittima che si sono costituite parte civile con l’avvocato Mario Perticarà.

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